Abrogazione del valore legale del voto di maturità: a favore o contro

ANINSEI a favore, ANIEF contro

“La proposta avanzata dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza di voler abolire il valore legale del voto finale di maturità (e quello di laurea) trova il pieno e convinto assenso da parte dell’A.N.I.N.S.E.I.”.

È quanto afferma Luigi Sepiacci, presidente A.N.I.N.S.E.I. – l’Associazione nazionale degli Istituti scolastici parificati e privati.

“E’ un cambiamento di rotta che va verso l’eliminazione del valore legale del titolo che abbiamo sempre auspicato”, prosegue il presidente A.N.I.N.S.E.I., “infatti noi abbiamo sempre sostenuto, insieme anche con Don Luigi Sturzo, che è il titolo che vale la scuola!”

Di parere opposto l’Anief.

Abolire il valore legale del titolo di studio porterebbe l’Italia indietro di 900 anni: a sostenerlo è l’associazione sindacale Anief, in risposta alle dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, che nelle ultime ore si è detta fortemente “contraria al valore legale del voto di maturità e di laurea”.

Sarebbe il caso di ricordare alla fisica Carrozza – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – che il valore legale della laurea costituisce un punto fermo del patrimonio culturale italiano e dei diritti civili dei suoi cittadini. Non è un caso – continua il sindacalista – se Federico II già dal XIII secolo avesse deciso di fondare l’Università di Napoli, con il preciso scopo di preparare la classe dirigente che avrebbe amministrato il Regno di Sicilia. Non si capisce pertanto perché dopo 900 anni il peso della cultura debba essere cambiato”.

Secondo il sindacato, piuttosto che auspicare l’eliminazione della valutazione del voto di laurea ai fini dell’accesso al mondo del lavoro, il Ministro farebbe bene a rispettare la nostra Costituzione, mantenendone per intero la validità legale e formale: solo così si favorirebbero i processi di efficienza. Le cause del malfunzionamento dello Stato sono altrove. Non è certo svilendo il merito, dando spazio alla cultura del fai da te, che si può pensare di sollevare la formazione e l’occupazione del Paese.

Cancellare il valore legale del titolo di studio – conclude Pacifico – significherebbe anche mandare un messaggio sbagliato agli studenti: perché, infatti, dovrebbero continuare ad impegnarsi per cercare di prendere un buon voto ed essere ammessi brillantemente alla classe successiva? Alla fine del corso di studi, infatti, non conterebbe più l’andamento degli esami svolti. Ma basterà averli superati con il minimo sforzo”.