Intervenendo a un dibattito tenutosi la scorsa settimana alla Normale di Pisa sul tema ‘Le strade della crescita’, promosso dal settimanale Panorama, l’ex ministro della PI e deputato Pd, Maria Chiara Carrozza, docente di Bioingegneria, non ha lesinato le proprie riserve sulla riforma in discussione. In primo luogo “perché è una riforma solo finalizzata alle assunzioni“, ma soprattutto perché non considera che “ora la priorità è riuscire a fare una nuova riforma, quella della scuola secondaria, per adeguare la preparazione degli studenti alle abilità cognitive dell’intelligenza artificiale, e intervenire sugli ordinamenti“.
Servirebbe in particolare “lavorare sulle modifiche della didattica della scuola media aumentando l’insegnamento della matematica, della biologia, della tecnologia, dell’informatica per fare in modo che i nostri ragazzi siano più preparati nel campo delle scienze della vita e più attrezzati nello studio di materie importanti nella cosiddetta quarta rivoluzione industriale e sempre più di aiuto alle persone e determinanti per la crescita e lo sviluppo delle società moderne“.
La riforma auspicata dall’ex ministro dovrebbe potenziare tali insegnamenti fin dalla scuola secondaria di primo grado, e preparare gli studenti a “integrarsi alla seconda età della macchina“, quella basata sull’intelligenza artificiale, che comporterà anche un nuovo modo di insegnare e apprendere: “Nella scuola del futuro“, ha sottolineato Carrozza, “è necessario rivoluzionare il modo di studiare“.
L’ex ministro ha infine annunciato una sua iniziativa parlamentare su questi temi. Iniziativa (proposta di legge? Mozione? Indagine della Commissione?) che guarda oltre la ‘Buona Scuola’. Ma che pone problemi seri, che anche la ‘Buona Scuola’, se diventerà legge nel suo insieme, senza ridursi a una megasanatoria per il personale, dovrà affrontare con spirito innovativo e lungimirante.
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