Delfino (DiSAL), il Ddl ci aiuta a ‘fare scuola’

Occorre che tutti collaborino. Solo alla fine si vedrà se quella che verrà fuori sarà una scuola più ‘buona’.

Ezio Delfino, presidente della associazione DiSAL (Dirigenti Scuole Autonome e Libere), traccia un bilancio del Disegno di legge approvato dalla Camera in questa intervista rilasciata a Tuttoscuola.  

Presidente le modifiche introdotte al ddl la soddisfano? 

Le modifiche introdotte sostanziano principi che non possono non considerarsi in linea di principio utili alla scuola. Il criterio con cui giudicare l’evolversi della discussione intorno al ddl è, infatti, il consolidamento di un sistema di istruzione che consenta ai presidi e docenti di fare scuola. In autonomia e libertà. Il Governo ha perseguito con determinazione il raggiungimento di un primo riconoscimento dell’impianto della propria proposta di legge: nessun dietrofront, nonostante le diverse prese di posizione critiche, ma la determinazione di arrivare a dotare la scuola italiana di modelli, risorse e strumenti riconoscendole il ruolo di soggetto per la ripartenza del Paese.

Quali le misure che guardano avanti?

La maggior centratura sul percorso formativo dello studente, rispetto al quale promuovere potenziamento didattico, insegnamenti opzionali e percorsi formativi personalizzati, anche in raccordo con il territorio; l’autonomia delle istituzioni scolastiche quale volano della ripartenza del sistema scuola; un riconoscimento del ruolo del dirigente a servizio della comunità scolastica; la stabilizzazione dei docenti precari che realizza l’aspettativa di stabilità per tanti insegnanti e la possibilità per gli studenti di veder garantita la continuità didattica; l’introduzione dell’organico dell’autonomia come modello funzionale alle specifiche esigenze d’istituto, anche attraverso nuove modalità di assunzione a chiamata.  

Il ruolo ds e dei docenti ne esce rafforzato, depotenziato o più ricco?

Il preside viene messo nelle possibilità di esercitare meglio la propria responsabilità: quella di contribuire a realizzare l’azione formativa di una scuola autonoma esercitando il ‘rischio’ della propria professione. Un ruolo più incisivo di cui, tuttavia, il passaggio al Senato dovrà meglio identificarne attribuzioni, processi da seguire, ambiti di azione, senza ascoltare le sirene che paventano rischi di despotismo (e di nepotismi), sostanziandone in modo chiaro la libertà di azione: libero, per poter ‘rispondere’, appunto. La prospettiva di un potenziamento dell’autonomia delle scuole, l’organico dell’autonomia, la chiamata diretta, la valorizzazione del merito e l’obbligo della formazione dei docenti creano, in prospettiva, un contesto nel quale chi fa dell’insegnamento la propria professione potrà realizzare un ruolo formativo più incisivo e personale.

La riforma consente a persone uguali e diverse di continuare a sperare in un futuro migliore?

La scuola è una grande risorsa in ogni epoca, perché tramite essa si può sviluppare il dialogo partecipativo tra le giovani generazioni e coloro che hanno reso grande la cultura, in grado di entusiasmare i primi ed incoraggiarli a fornire, nel tempo, il proprio contributo originale al miglioramento della vita sociale, e di rendere gli adulti più vivi, positivi e generativi. E’ in questo equilibrio di corresponsabilità, di ruoli distinti, ma tuttavia sinergici, di fiducia da riconoscere alle diverse figure della scuola e di rendere gli studenti protagonisti del loro percorso, che si gioca la partita di queste settimane, affinchè l’autonomia scolastica, strumento e non fine della buona scuola, possa finalmente trovar attuazione piena per sostenere questo delicato momento che qualcuno ha cominciato a definire, con lungimiranza e fiducia, ‘la scuola del risveglio’ (D. Nicoli)

Considera chiusa la partita con l’incontro del Governo con i sindacati?

Il Governo ha aperto il dialogo non solo con i sindacati, ma anche con le associazioni professionali di dirigenti scolastici e docenti: una posizione che indica la volontà politica di non cedere a logiche di contrattazione e di consociativismo rilanciando, invece, un’impostazione aperta, ma, tuttavia, determinata, dove sia chiaro chi conduce. Le istanze di miglioramento del testo di riforma che il mondo sindacale ed associativo rappresentano potranno essere interpretate e tradotte in norma solo dal lavoro attento ed intelligente dei parlamentari con i quali occorre collaborare, sollecitando emendamenti e contributi correttivi che provengano dalle diverse realtà del mondo scolastico e della cultura e dalle esperienze di scuola in atto. Una rete di collaborazioni, insomma, tra coloro che si sentono veramente amici dell’autonomia ed interpellati a far le cose al meglio, in modo libero da rigidità corporative. Solo alla fine si vedrà se quella che verrà fuori sarà una scuola più ‘buona’.