Scopri tutto il 2016 della scuola, dalla A alla Z

Un nuovo anno sta per arrivare, carico di aspettative. Ma cosa ha lasciato questo 2016 alla scuola? A raccontarlo da ben 3 lustri ci pensa Tuttoscuola, che anche questa volta ha preparato il riepilogo dei principali avvenimenti che hanno riguardato la scuola italiana nell’ultimo anno.  Fatti, avvenimenti e persone, Consuntivo del 2016, tutto quello che ha visto protagonista la scuola nel 2016. Dalla A alla Z.

La scuola del 2016 – Dalla A alla G

Algoritmo
Lo strumento informatico utilizzato per assegnare i docenti agli ambiti territoriali è al centro di polemiche e di critiche. Il Miur difende tenacemente lo strumento, pur ammettendo alcuni errori nella sua applicazione. L’algoritmo viene ritenuto responsabile dello spostamento verso il centro-nord di molti docenti meridionali, ma la causa vera del trasferimento è da ricercare nel notevole squilibrio tra lo scarso numero delle sedi disponibili al sud e l’elevato numero di docenti meridionali che vi aspirano.
Per sanare lo squilibrio non c’è algoritmo che tenga: servono altre politiche del personale e nuovi servizi sul territorio.

Alternanza scuola-lavoro
Con la legge 107/2015 l’alternanza scuola-lavoro (ASL) diventa obbligatoria nell’ultimo triennio della scuola secondaria di II grado
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Con il 2016-2017, secondo anno di applicazione dell’ASL, gli studenti interessati sono praticamente raddoppiati, sottoponendo le scuole a un’intensa attività di ricerca e organizzazione dei percorsi, facilitata dal fatto che la Buona Scuola ha ampliato la gamma delle tipologie di strutture ospitanti dalle sole imprese alle Pubbliche Amministrazioni, agli Ordini professionali e al Terzo Settore.
Prima dell’anno scolastico 2014/2015 gli studenti coinvolti nelle esperienze di ASL erano 273.000 (nel 54% delle scuole, quasi tutte istituti tecnici e professionali). Nel 2015/2016 hanno partecipato 652.641 ragazzi, e le scuole che hanno fatto alternanza sono passate dal 54% al 96% mentre le strutture ospitanti sono state 149.795 (+41%).
Il boom si è verificato ovviamente nei Licei, dove con l’obbligatorietà gli studenti in ASL sono passati da 12.371 a 227.308, ma anche gli studenti degli istituti tecnici sono passati da 31.592 a 140.699 e perfino quelli dei professionali, storicamente i più abituati all’ASL sono aumentati da 45.789 a 87.055.
Nell’anno scolastico 2016-2017 gli studenti in alternanza sono 1.150.000, l’anno prossimo (2017-2018) saranno 1,5 milioni.

Tuttoscuola e CivicaMente, società specializzata da 25 anni nell’uso della tecnologia digitale per l’educazione, lanciano a novembre il sito TuttoAlternanza.it, un portale che mette a disposizione delle scuole soluzioni concrete e di qualità per l’alternanza scuola–lavoro (ASL), che rispondono ai requisiti previsti dalla nuova normativa e semplificano il lavoro da svolgere da parte delle scuole. 

 Ambiti Territoriali
In piena estate gli ambiti territoriali fanno il loro esordio nel sistema d’istruzione riconfigurato dalla Buona Scuola. Sono 319 articolazioni dei territori regionali che accolgono i ruoli regionali dei docenti. In questo primo anno di applicazione i docenti immessi in ruolo l’anno scorso sono stati assegnati agli ambiti territoriali per essere poi chiamati dai dirigenti scolatici con incarico triennale nelle istituzioni scolastiche.
I sindacati della scuola non nascondono la loro critica agli ambiti sia perché da lì parte la chiamata diretta alle scuole sia perché luogo in cui confluirà la titolarità regionale di tutti i docenti. L’intesa sulla mobilità per l’anno scolastico 2017/18 congela temporaneamente il vincolo dell’ambito consentendo il trasferimento anche da scuola a scuola.

Bando del Concorso
A fine febbraio, con tre mesi di ritardo, il Miur bandisce il concorso per la copertura di 63.712 posti di docente per il triennio 2016-18. Il concorso rappresenta l’ultima fase del piano straordinario di assunzione previsto dalla Buona Scuola e che ha dato luogo nel 2015-16 al reclutamento di circa 100 mila docenti. Il ritardo di pubblicazione del bando, dovuto alle lunghe procedure per la definizione delle nuove classi di concorso, causerà la mancata conclusione delle procedure concorsuali entro l’inizio del 2016-17. Presentano domanda di partecipazione 230 mila candidati. Non basteranno a coprire i 63 mila posti messi a bando.

Carta del docente
Dopo il primo anno di applicazione della carta per l’aggiornamento individuale dei docenti statali, a novembre viene attivata la card personale per gli acquisti di strumenti utili alla formazione. Mentre nel primo anno di applicazione l’importo di 500 euro era stato assegnato direttamente in busta paga con obbligo di rendicontazione finale, con la card l’importo è direttamente spendibile presso i soggetti accreditati. Possono beneficiare della card oltre 700 mila docenti statali di ruolo. La procedura di registrazione per l’attivazione della card incontra qualche difficoltà per i docenti.  Analogamente i gestori dei servizi devono registrarsi per consentire ai docenti l’acquisto di strumenti di formazione. A fine anno scolastico si capirà se la card sarà diventato uno strumento semplice ed efficace. Ma sarà più importante conoscere (magari con un adeguato monitoraggio) se la card sta contribuendo ad elevare i livelli qualitativi della professione docente.

Chiamata diretta
In agosto va in scena il primo atto di una delle rivoluzioni della Buona Scuola, quella che prevede, per la prima volta in assoluto, che sia la scuola (tramite il dirigente scolastico) a scegliere l’insegnante, anziché, come sempre avvenuto, essere questi a scegliere la scuola in base a graduatoria e punteggio. La chiamata diretta, a ridosso dell’inizio dell’anno scolastico, mette a dura prova l’impegno dei dirigenti scolastici e delle loro segreterie. In molti casi il fabbisogno segnalato dalle scuole è vanificato dalla disponibilità di corrispondenti risorse professionali. Alla fine, però, il bilancio di questo primo anno di chiamata risulta alterato dalla mobilità straordinaria che consente a migliaia di docenti ‘chiamati’ di ottenere l’assegnazione provvisoria (soprattutto verso il Sud) svuotando di fatto l’innovazione. I sindacati, forti anche di questa prima applicazione mal riuscita, chiedono di congelare l’istituto normativo della chiamata diretta. L’intesa sulla mobilità 2017 svuota per il prossimo anno scolastico il valore della chiamata diretta, perché consente i trasferimenti in deroga al vincolo dell’incarico triennale dei docenti ‘chiamati’ dal dirigente scolastico.

Cyberbullismo
A metà settembre la Camera approva con modifiche il disegno di legge n. 3139 che prevede un complesso di misure per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cosiddetto cyberbullismo, il bullismo a mezzo web. Il testo torna per l’ultima lettura al Senato. L’approvazione, a maggioranza, avviene proprio nei giorni in cui una ragazza 31enne di Napoli muore suicida dopo che un video che la riguardava era stato diffuso sul web. La legge prevede che in ogni istituto venga individuato un docente referente per le iniziative contro il bullismo e il cyberbullismo. È anche previsto che alle iniziative in ambito scolastico collaborino la polizia postale e associazioni territoriali. Il dirigente scolastico dovrà informare le famiglie dei minori coinvolti in atti di bullismo e, se necessario, convocare tutti gli interessati per adottare misure di assistenza alla vittima e sanzioni e percorsi rieducativi per i colpevoli. Si attende ora il varo definitivo della legge in Senato, sperando che all’approvazione si arrivi prima dell’eventuale scioglimento delle Camere.

Commissioni del Concorso
Ad aprile Tuttoscuola segnala il compenso irrisorio previsto per i membri delle commissioni di concorso: un euro all’ora. La notizia finisce su tutti i media nazionali. Il premier Renzi in persona si attiva e il Parlamento vara appositamente una legge per ritoccare il compenso. Intanto gli Uffici Scolastici Regionali devono riaprire i termini per accogliere nuove candidature di commissari, a causa della difficoltà di reperire dirigenti e docenti disponibili. La costituzione di commissioni e sottocommissioni si protrae per molto tempo, anche nel corso dello svolgimento delle prove e delle correzioni degli scritti. La difficoltà di reperimento dei commissari, dovute anche al mancato esonero dal servizio, e le numerose integrazioni per sostituzione dei membri dimissionari concorrono indubbiamente a rallentare molte procedure concorsuali, che non si concludono in tempo utile entro l’inizio del 2016-17. Dopo che il Parlamento ha approvato la legge che rivede l’impegno finanziario per il compenso ai commissari, il relativo decreto di attuazione (ma ce ne era bisogno?), anziché essere emanato, come prescritto, entro fine giugno, arriva soltanto il 31 agosto, a situazione delle commissioni ormai compromessa.

Deleghe 107
Con l’avvicinarsi della scadenza di metà gennaio 2017 le nove deleghe di riforma previste dalla legge 107/15 rischiano di decadere. I testi non sono ancora stati approvati in prima lettura dal Consiglio dei Ministri e mancano, quindi, del prescritto parere delle Commissioni parlamentari. Per salvare tutte le deleghe o almeno le più importanti (ad esempio, la valutazione degli alunni, il sistema integrato 0-6) occorre disporre una proroga di almeno due o tre mesi. Il 2016 si chiude con l’incognita della loro sorte, anche se il nuovo ministro dell’istruzione Fedeli ha dichiarato di volerle salvare a tutti i costi.

Denatalità
Continua inesorabile il calo delle nascite cominciato nel 2009, dopo che nell’anno precedente si era toccato l’apice degli ultimi decenni con 571.663 nati.
Secondo i dati Istat, nel 2015 i nati sono stati 479.611, cioè oltre 92mila in meno (-16%) di sette anni fa. Per la prima volta al calo di nati italiani si aggiunge anche quella di nati da famiglie straniere. Il primo effetto della denatalità tocca direttamente i servizi per l’infanzia. Per i nidi d’infanzia si registra un effetto paradossale: a invarianza dei posti disponibili (non molti visto che l’Italia è piuttosto carente nel settore) si registra un aumento del tasso di scolarizzazione, perché il numero dei bambini di 0-2 anni è più basso del passato. Nella scuola dell’infanzia, invece, si registrano meno iscrizioni e, conseguentemente, effetti sugli organici del personale. In tre anni chiudono 432 scuole paritarie dell’infanzia. Nelle scuole statali dell’infanzia il numero dei bambini iscritti in questo anno scolastico scendono sotto il milione: sono infatti 977.959, un campanello d’allarme per la scuola primaria.

Esame di licenza media
Nel mese di luglio il sottosegretario al Miur Faraone fornisce, nel corso dell’incontro sugli esiti delle prove Invalsi, un’anticipazione sulla riforma dell’esame di terza media, dal quale sarebbe esclusa la prova nazionale Invalsi. Faraone precisa poi che la prova nazionale sarebbe in realtà mantenuta, ma effettuata al di fuori dell’esame. Forza Italia, che a suo tempo, con l’intervento dell’on. Valentina Aprea, aveva ottenuto di inserire la prova nazionale Invalsi nell’esame di terza media, considera questo come un declassamento della prova nazionale e, attraverso l’on. Centemero, responsabile scuola del partito, rimanda al mittente la proposta: “un sottosegretario all’Istruzione dovrebbe avere come obiettivo la qualità della formazione e la crescita educativa e culturale delle studentesse e degli studenti, mentre la sua proposta sull’eliminazione delle prove Invalsi dall’esame di terza media sembra volta solo a recuperare il consenso degli insegnanti in vista di competizioni elettorali”. Molti concordano, però, sull’opportunità di tenere distinta la valutazione didattica (l’esame) da quella di sistema (prova Invalsi).

Fedeli
Anche se la sostituzione di Stefania Giannini era data come assai probabile, la scelta di Valeria Fedeli come nuovo ministro dell’istruzione suscita sorpresa: dopo tre rettori, considerati più tecnici che politici, l’arrivo a viale Trastevere di una ex sindacalista di punta della Cgil suona come un ritorno della politica alla guida del Miur. Si tratta, in particolare, di ristabilire un rapporto magari dialettico, ma costruttivo, con il mondo della scuola e con le sue rappresentanze sindacali, schieratesi praticamente all’unanimità (con l’eccezione solitaria dell’ANP) contro la ‘Buona Scuola’. L’esplicita autocritica di Matteo Renzi sulla gestione della politica scolastica ha comportato non solo la sostituzione del ministro competente per materia, ma anche la scelta di un ministro capace di trattare e contrattare con i sindacati, salvando nello stesso tempo la ‘filosofia’ della 107 e l’investimento del PD renziano sulla scuola.  Un compito impegnativo per Valeria Fedeli, che ne metterà a dura prova la capacità politica.

 Gender
Una dichiarazione di guerra”. Così Filippo Savarese, portavoce di Generazione Famiglia, definisce la nomina di Valeria Fedeli alla guida del Miur. Il mondo cattolico del Family Day non perdona alla senatrice del PD di aver presentato una proposta di legge proprio sul tema dell’educazione di genere nelle scuole. Per Massimo Gandolfini, presidente del comitato Difendiamo i Nostri Figli: “Questa scelta ha chiaramente i toni della provocazione, se non della vendetta, verso le Famiglie del Comitato per il No, colpevoli di aver vinto il referendum bloccando una pericolosa deriva autoritaria nella quale erano già in programma disegni di legge contro la famiglia naturale e il diritto dei bimbi ad avere mamma e papà”. All’attacco anche la Lega Nord: “La nomina della senatrice Fedeli significa di fatto l’introduzione della teoria gender a scuola”. Netta la replica della Fedeli in una lettera inviata al direttore dell’Avvenire, quotidiano della CEI: “Non ho mai fatto riferimento a una supposta ‘teoria gender, tanto meno a una ‘ideologia’, non solo perché il pensiero ideologico mi è strutturalmente estraneo, ma perché una simile ideologia, ammesso che esista,  non è mai stata d’ispirazione per l’operato mio, o del Parlamento o del governo. Vorrei che la parola gender uscisse dal nostro vocabolario in questa accezione minacciosa, e che tornassimo a parlare di uguaglianza tra donne e uomini, in linea con le normative nazionali e internazionali sui diritti umani”.

Giannini
Dicembre. L’unico ministro del governo Renzi non confermato o non spostato ad altro incarico (come Alfano o Boschi) è stata alla fine Stefania Giannini, che ha così concluso una fase dell’intensa e breve carriera politica, tutta racchiusa nella corrente legislatura. Diventata segretaria di Scelta Civica dopo il distacco del senatore Mario Monti dall’impegno politico diretto (novembre 2013), è entrata nel governo Renzi in rappresentanza di questo partito (febbraio 2014). Giannini, rimasta alla guida del Miur per quasi tre anni, già prima del referendum del 4 dicembre era in odore di sostituzione per la difficile gestione della legge 107, della quale lo stesso premier Renzi si era apertamente lamentato. 

Graduatorie di Merito
Ai primi di settembre si assiste al rush finale per approvare il maggior numero possibile di graduatorie di merito del concorso per poterle utilizzare entro il 15 settembre per le nomine dei vincitori. Ne vengono approvate soltanto 704 su quasi 1.500, meno della metà. Per esplicita previsione della legge 107/15, le graduatorie di merito dei concorsi, anziché comprendere tutti i candidati idonei che hanno superato le prove del concorso, ne prevedono soltanto il 10% in più rispetto allo stretto fabbisogno dei posti a concorso. Quasi tutti gli USR pubblicano anche gli elenchi dei candidati idonei non inseriti nelle graduatorie di merito ufficiali, forse nella previsione (speranza) che prima o poi il Parlamento approvi la proposta di Tuttoscuola per l’istituzione di graduatorie nazionali a cui i candidati idonei possono  volontariamente accedere per la copertura di posti risultanti vacanti in concorsi di altre regioni.

Leggi le altre parti del 2016 della scuola
Il 2016 della scuola, dall’H alla P
Il 2016 della scuola dalla Q alla Z