Violenza a scuola: ragazzo bocciato all’esame di riparazione, papà picchia il prof
“L’anno scolastico si è chiuso con il botto, anzi con il pugno”. Iniziava con queste parole il commento di Tuttoscuola all’ennesimo episodio di aggressione ad un insegnante da parte di un genitore nel giugno scorso, il 36° caso registrato ufficialmente nel 2017-18.
Di quelle aggressioni Tuttoscuola ha tenuto attivo un contatore con il quale sinteticamente si registravano luogo, data e soggetto (genitore o studente) passato alle vie di fatto nei confronti di insegnanti, a causa di valutazioni non condivise del rendimento scolastico.
Ci risiamo: è appena cominciato il nuovo anno scolastico e nemmeno vi è stato l’avvio delle lezioni, ma le cronache registrano già la prima aggressione del 2018-19.
È successo a Padova dove il genitore di uno studente ha insultato e aggredito con spintoni e schiaffi un professore, ritenuto responsabile della bocciatura del ragazzo all’esame di riparazione.
A poco è valso il tentativo dello studente di frapporsi tra l’insegnante e il padre, che comunque è servito ad evitare conseguenze più gravi per il docente che, alla fine, se l’è cavata con molto spavento e amarezza.
Il padre è stato denunciato per percosse e minacce a pubblico ufficiale.
Nel dar conto delle 36 aggressioni dell’anno scorso, di cui la metà da parte degli studenti, Tuttoscuola rilevava che la forma di aggressione da parte di studenti verso gli insegnanti nasconde un sommerso inquietante non arrivato agli oneri delle cronache e rimasto nel chiuso delle scuole, stimabile in quantità tripla rispetto ai dati noti.
Per contrastare il grave fenomeno, Tuttoscuola notava che, oltre rafforzare il patto educativo tra scuole e famigli: “c’è un’altra strada, forse meno battuta, da seguire: la denuncia nei confronti dei genitori maneschi e la sanzione rigorosa verso i bulli.
Ricordiamo che gli insegnanti statali sono considerati dalla legge pubblici ufficiali e che l’art. 341bis del codice penale, a seguito di espressa previsione della legge 94/2009, prevede oltraggio a pubblico ufficiale in questi termini:
“Chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione fino a tre anni”.
Nei confronti dei genitori aggressori – adulti e con capacità di intendere e di volere – riteniamo che non vi possano essere sconti e perdono: vanno denunciati.
Per gli studenti, quando non vi siano risvolti penali nell’aggressione (le Procure si possono attivare d’ufficio), per bloccare l’effetto emulazione la scuola sia severa in modo da rendere le decisioni esemplari per tutti, tenendo presente, con un po’ di spregiudicatezza, il motto di Mao: punirne uno per educarne cento.
Proprio per questo riteniamo che con il nuovo anno scolastico, quando si verificheranno episodi di aggressione, siano da rendere pubbliche con ampia visibilità le misure che la scuola o la magistratura adotteranno nei confronti degli aggressori.
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