Vicenza e dintorni/1. Nord contro Sud?
“Considero ragionevole, anzi giusta, la decisione presa dal consiglio provinciale vicentino in merito alla copertura dei posti disponibili di dirigente scolastico“. A dirlo non è un esponente della Lega Nord o del Pdl, ma Massimo Calearo, deputato veneto del Pd, secondo il quale “lo capirebbe, se avesse letto il testo della delibera, anche chi si è lanciato in commenti a caldo, cavalcando posizioni ideologiche tanto facili quanto pericolose“.
Secondo il parlamentare del Pd, che ha rilasciato la sua dichiarazione dopo le dure critiche rivolte dal responsabile Educazione del Pd Giuseppe Fioroni al Pd veneto e ai consiglieri provinciali del Pd che avevano votato a favore della delibera, “razzismo e campanilismo qui non hanno nulla a che vedere con una delibera che garantisce ai dirigenti scolastici veneti di poter competere ad armi pari con quelli del resto del Paese“.
Ulteriori giustificazioni vengono da Pietro Collareda, capogruppo Pd alla Provincia di Vicenza, a cui giudizio “per la decisione di voto è stato determinante l’obiettivo di assicurare legalità e pari opportunità a tutti i presidi d’Italia. Se l’iniziativa è partita dalla Lega, noi abbiamo emendato in più punti il testo originario affinché fosse chiaro che è la politica del governo la vera responsabile delle disparità“.
In che cosa consista la “disparità” che ha colpito gli aspiranti presidi del Veneto lo spiega Morena Martini del Pdl, assessore all’istruzione: “mentre le regioni del Nord hanno rispettato il tetto massimo consentito dal ministero per il numero di idonei alle cariche di dirigente scolastico altre, soprattutto al Sud, hanno un numero di abilitati maggiore e, avendo saturato le dirigenze nei loro territori, naturalmente verranno al Nord“. Ciò che viene richiesto nella delibera è di fare in modo che il maggior rigore nella selezione dei dirigenti scolastici applicato al Nord non si ritorca contro gli aspiranti presidi di queste Regioni, a favore di altri, proveniente da Regioni in cui le maglie delle procedure concorsuali sono state più larghe. Un principio sul quale si è registrata un’ampia convergenza, almeno a Vicenza e nel Veneto.
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