Verso le elezioni. Fedeli blindata, Puglisi a rischio

La decisione del PD di candidare Valeria Fedeli in un collegio considerato sicuro come quello di Pisa (per il Senato) rientra nella scelta strategica del segretario del partito, Matteo Renzi, di valorizzare il lavoro e le figure dei ministri del governo Gentiloni, peraltro in gran parte componenti del governo da lui stesso presieduto fino al referendum del 4 dicembre 2016.

Tuttavia la candidatura di Fedeli – unica new entry nel passaggio di governo, subentrata a Stefania Giannini al Miur – mette in evidenza l’intenzione del leader dem di mettere a frutto elettoralmente il cambio di rotta effettuato sulla Buona Scuola con il siluramento della Giannini, rea di aver mal gestito una legge sulla quale il PD renziano aveva giocato molto della sua immagine. Valeria Fedeli, ex sindacalista, ha avuto il difficile compito di ricucire i rapporti con i sindacati e con una categoria che si era sentita umiliata e offesa dal piglio giacobino con il quale la legge 107 era stata attuata dalla Giannini. La sua candidatura in Toscana, dove era stata eletta anche nel 2013, va interpretata – come quella di altri ministri, da Padoan a Minniti, Del Rio, Franceschini, e dello stesso premier uscente Gentiloni – come una promessa di continuità, che nel caso della scuola significa prosecuzione del dialogo con i sindacati sulle modalità di implementazione della 107, e quindi discontinuità con la precedente fase, oggetto peraltro di autocritica da parte dello stesso Renzi.

Una controprova di questa lettura della candidatura Fedeli è costituita dal quasi siluramento della senatrice uscente, Francesca Puglisi, già responsabile scuola del PD al tempo di Giannini ministro e intransigente fautrice della legge 107 anche nei suoi aspetti più urticanti per i sindacati. Puglisi è stata candidata al Senato nel collegio plurinominale Emilia-Romagna 1, che comprende Bologna e la Romagna. Ma è al quarto posto dietro a Daniele Manca, Teresa Bellanova e Ernesto Carbone. Una posizione che mette a notevole rischio la sua rielezione, per la quale servirebbe, è stato detto, un risultato «eclatante». Ma Puglisi non si scompone: «Servirebbe un risultato eclatante? E lavoreremo uniti per realizzare un risultato eclatante che serve per eleggere anche me».