Valutazione di sistema: la nuova missione dell’INVALSI

Perché l’Istituto Nazionale di Valutazione (INVALSI) continua ad essere privo di organi direttivi ordinari a distanza di quasi un anno da quando, con la legge finanziaria 2007, si decise di commissariarlo? E quali orientamenti stanno maturando circa l’azione che l’Istituto è chiamato a svolgere?
Domande alle quali è difficile rispondere anche perché poche sono le informazioni che filtrano da viale Trastevere, e ancora meno quelle provenienti da villa Falconieri, la sede di Frascati che l’Istituto ha ereditato dal Cede (Centro Europeo dell’Educazione).
C’era perciò molta attesa, tra i partecipanti al Convegno nazionale promosso dalla CISL scuola sul tema “Salario, giustizia e dono: il lavoro dell’insegnante” (Roma, 18 ottobre 2007: ne abbiamo parlato su Tuttoscuola.com), per l’intervento di Piero Cipollone, funzionario del servizio studi della Banca d’Italia, ma soprattutto uno dei tre commissari straordinari dell’INVALSI, e probabilmente quello – per le competenze possedute – incaricato di seguire gli aspetti macroeconomici della valutazione di sistema.
L’attesa non è andata delusa, perché Cipollone ha dato corpo, pur con qualche cautela e garbo formale, alle indiscrezioni circolanti sul compito strategico affidato dal governo al nuovo INVALSI: approfondire le ragioni per le quali il nostro Paese ha elevati costi pro capite (almeno a livello scolastico), e nel medesimo tempo cattivi risultati, come mostrano le comparazioni internazionali sui risultati dell’apprendimento. E ciò malgrado l’elevato numero di insegnanti (mal pagati, ha riconosciuto Cipollone).
Per capire meglio tutto ciò, si punterà sulla valutazione dei risultati che gli allievi ottengono a livello di singola scuola, studiando i diversi fattori interni ed esterni che influiscono sulle prestazioni degli studenti. “Non per fare classifiche“, ha specificato Cipollone, “ma per guidare le strategie di miglioramento“.