Valutazione & Competenze. Israel: meglio le in-certezze

L’ingenuità sta nel credere che esista una formulazione della matematica definita e codificata una volta per tutte, cui ci si possa riferire come l’assoluta ‘esattezza’”. Ma tale formulazione non esiste, come dimostra la storia della matematica.

Chi lo dice? Un matematico, naturalmente, il professore Giorgio Israel, docente proprio di storia della matematica alla Sapienza di Roma. E perché lo dice? Per dimostrare che se l’oggettività non esiste neppure per la scienza ‘esatta’ per eccellenza, figurarsi se se ne può parlare a proposito dei test per valutare le conoscenze degli studenti. A meno che si tratti di “capacità minime”, per la cui verifica bastano i test a risposta chiusa (che dicono però poco o nulla sulla autonoma capacità di ragionamento dello studente e si prestano a risposte casuali).

Secondo Israel se si chiedesse agli studenti di una classe non solo di rispondere ai quesiti, sia chiusi che a risposta multipla, ma anche di spiegare la loro scelta, si avrebbero quasi sempre risposte differenti, che gli insegnanti valuterebbero a loro volta in modo diverso. Si avrebbe così una gamma di valutazioni abbastanza simile a quella cui davano luogo i giudizi espressi con i voti tradizionalmente assegnati dai docenti. Altro che ‘oggettività’.

Il rischio denunciato da Israel è che gli insegnanti pur di far ottenere buoni risultati ai loro studenti ‘testati’ finiscano per finalizzare la loro attività didattica al superamento dei test (teaching to test), rischio che aumenterebbe se – come peraltro è successo in altri Paesi – al miglioramento delle performances degli studenti fosse collegato un vantaggio economico per il docente. Come ipotizzato nella sperimentazione avviata dal Ministero, sulla quale non a caso lo stesso Israel avanza forti riserve.