Tuttoscuola ha già illustrato, nello scorso mese di giugno, la sua proposta di dedicare un’ora settimanale (o un tempo complessivo equivalente), tra quelle riservate alle materie opzionali, al quarto dei grandi obiettivi formativi indicati dall’UNESCO, quello del “saper vivere insieme”, che integra i tre tradizionali “saperi” – sapere, saper fare, saper essere – aggiornandoli alla luce della crescente complessità multietnica e multiculturale delle odierne società ad elevato sviluppo economico.
Stiamo mettendo a punto un progetto da offrire alle scuole che vorranno avvalersene, con materiali e contributi. Intanto vorremmo sottolineare come gli eventi di questi giorni, a partire dalla tormentata vicenda della scuola islamica di via Quaranta (ma quante ce ne saranno, lontane dalle luci di Milano?), dimostrano l’attualità della nostra proposta.
L’essere stati, in qualche modo, facili profeti di ciò che è accaduto ci spinge ad insistere sul fatto che occorre integrare le attività curricolari legate alla transdisciplina “educazione alla convivenza civile” con una azione formativa supplementare, mirata specificamente alla conoscenza, non teorica e libresca, ma concreta ed esperienziale, della cultura, della storia e della fede dell’”altro”. Il saper convivere, l’integrazione passano per una reciproca conoscenza, che deve riguardare dunque in primo luogo i nostri ragazzi.
Del resto, il nocciolo del problema non sta nell’accogliere e assimilare con successo nella nostra società le persone che provengono da altri paesi. Il primo passo da fare consiste nel comprendere che l’educazione interculturale riguarda in primo luogo “noi stessi” più che “gli altri”, perché anche noi siamo proiettati sulle “montagne russe” della globalizzazione. Questa linea può aiutarci a non commettere in futuro altri errori nei rapporti con civiltà come l’Islam, la Cina, l’India che si risvegliano e che ricordano perfettamente la loro storia mentre noi stiamo dimenticando la nostra.