I fatti drammatici di Parigi, le minacce del terrorismo islamico radicale, la paura/psicosi che sta frenando le nostre abitudini e l’insicurezza che serpeggia tra la gente sono tutti fattori contro: contro l’integrazione, contro la convivenza, contro l’apertura al diverso, contro le buone pratiche scolastiche verso il culturalmente diverso, contro l’accoglienza che nulla chiede e tutto dà. Contro, insomma, per difendersi.
Eppure nella società multirazziale nella quale viviamo, se ci è consentito un po’ di cinismo, la nostra sicurezza futura sta proprio nell’integrazione.
Se guardiamo alle banlieu parigine e a quelle di Bruxelles, emerge nettamente un dato: quei quartieri, quelle periferie dove vivono migliaia di stranieri di seconda generazione sono spesso realtà isolate dal resto della città che li ospita. Spesso quei ragazzi si specchiano soltanto nella loro cultura e sono stranieri in terra straniera, anche quando hanno acquisito la cittadinanza del paese in cui ora vivono.
Anche l’Italia potrebbe arrivare, prima o poi, ad avere le banlieu francesi, periferie straniere in terra italiana, e a dover fronteggiare un nemico cresciuto in casa nostra.
La riflessione cinica è questa: cerca l’integrazione per salvare te stesso. L’integrazione con il diverso serve prima a te che a lui.
Se vista anche sotto questa prospettiva dal mondo degli adulti, l’integrazione può diventare una necessità che i nostri ragazzi possono trasformare in una opportunità formativa e umana di convivenza e reciproco rispetto.
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