Uno strano silenzio circonda il ricorso sindacale per fermare la riforma

Dopo la decisione di impugnare la circolare ministeriale (la n. 29/2004) che applica il decreto legislativo di attuazione della legge n. 53/2003 di riforma della scuola, ci si sarebbe aspettato dai promotori – i sindacati confederali della scuola – una grancassa, un’enfatizzazione dell’iniziativa. Invece, a distanza di quasi due settimane dalla clamorosa iniziativa di impugnare di fronte al Tar del Lazio la circolare n. 29/2004, sui siti web dei tre sindacati praticamente non c’è traccia della notizia.

Eppure, qualora dovessero essere ritenute fondate le varie questioni di legittimità sollevate (violazione dell’art. 76 della costituzione per eccesso di delega, dell’art. 117 della Costituzione per aver invaso la competenza regionale, del principio di riserva contrattuale sul rapporto di lavoro) le conseguenze sul piano politico ed economico sarebbero dirompenti. Sì, anche sul piano economico, come hanno immediatamente capito le case editrici di testi scolastici che hanno investito milioni di euro per aggiornare i loro prodotti conformandosi alle linee della riforma, e che ora qualche comprensibile trepidazione ce l’hanno.

Perciò, il silenzio sindacale potrebbe avere un significato tattico. Un ricorso è sempre un’arma a doppio taglio: se viene accolto, viene salvata la tesi del ricorrente, ma, se viene respinto, viene confermata quella dell’avversario.

Se il ricorso contro la circolare n. 29 che, in effetti, è un ricorso contro il decreto legislativo, non andasse a buon fine, legittimerebbe la normativa del Governo sconfessando le tesi opposte dei sindacati che hanno sempre ritenuto il decreto legislativo 59/2004 viziato da eccesso di delega e inoltre invasivo del potere di autonomia delle scuole.

Certamente l’esito del precedente del ricorso del gennaio scorso contro la circolare sulle iscrizioni, enfatizzato dagli stessi sindacati proponenti come foriero di esiti decisivi ma persosi per strada, suggerisce cautela. Meglio dunque, devono aver pensato i promotori del ricorso, tenere un profilo basso e parlarne se e quando l’esito dell’impugnativa sarà positivo.