Università/2. La bussola della valutazione

Il Consiglio dei ministri della scorsa settimana ha anche approvato in prima lettura il provvedimento di nomina dei sette componenti del Consiglio Direttivo dell’ANVUR, la nuova agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. Il Consiglio Direttivo resterà in carica per quattro anni e i suoi membri non potranno nuovamente essere nominati.

I commissari sono tutti docenti universitari: Sergio Benedetto (Politecnico di Torino), Andrea Bonaccorsi (Università di Pisa), Massimo Castagnaro (Università di Padova), Stefano Fantoni (SISSA di Trieste) Giuseppe Novelli (Università di Roma “Tor Vergata”), Fiorella Kostoris (Università di Roma “La Sapienza”), Luisa Ribolzi (Università di Genova).

I compiti dell’ANVUR sono di grande delicatezza perché spetterà all’agenzia non solo di valutare l’efficienza e l’efficacia dell’attività didattica sulla base di standard qualitativi di livello internazionale, ma anche di elaborare e proporre al ministro i requisiti quantitativi e qualitativi per l’istituzione di nuove università o di sedi distaccate, per l’attivazione di tutti i corsi di studio universitari, dei dottorati di ricerca, dei master universitari e delle scuole di specializzazione.

Rispetto al passato si tratta di una autentica rivoluzione, che toglierebbe ai potentati politici ed economici locali la possibilità, finora esercitata in modo a volte arrogante oltre che incompetente, di influire in modo determinante sulle decisioni riguardanti la creazione di nuove università e relative proliferazioni e degenerazioni (come nel caso di alcune università telematiche).

Certo, il Consiglio direttivo dell’ANVUR dovrà avvalersi di un notevole numero di esperti nei gruppi di valutazione relativi alle 14 aree disciplinari, ma dovrà selezionarli (come avviene frequentemente all’estero) tramite avviso pubblico: eviterà così di trasformarsi in un centro di potere autoreferenziale.

Almeno sulla carta ci sono buone premesse perché le più importanti decisioni riguardanti il futuro dell’università vengano prese sulla base di criteri valutativi oggettivi e trasparenti.