Una scuola che non boccia non è una novità/2

Il fenomeno delle ripetenze, che nella primaria si è cercato di scongiurare con una recente legge e nel grado successivo assume dimensioni preoccupanti, rappresenta l’anticamera della dispersione; il sistema in questo modo finisce per essere profondamente diseguale perché soggiace alle condizioni socio-economico-culturali dell’utenza e dei territori ed allo stesso tempo le competenze in uscita si abbassano sempre di più facendo gridare al fallimento delle politiche progressiste.

Sentire un partito che si definisce conservatore (Fratelli d’Italia) prediligere il sistema inglese che nelle scuole di base non boccia, rimandando la selezione ad un esame finale ed all’ingresso nei gradi successivi, colpisce. Il rimedio alle nostre gravi criticità sta nel ripristinare le finalità di una scuola attenta all’equità sociale che metta davvero al centro la persona ed il suo sviluppo, fornendo tutte le risorse finanziarie e di competenze professionali necessarie, a cominciare dalla valorizzazione dell’autonomia scolastica e della flessibilità didattica per andare incontro alle esigenze diversificate delle utenze e dei territori: la diversità delle persone nell’unitarietà delle finalità del sistema per tutto il Paese. In Inghilterra le scuole e l’assunzione del relativo personale vengono governati dalle Local Educational Authorities.

Il problema sul quale conservatori e progressisti si devono concentrare è la qualità degli apprendimenti, dei singoli e del sistema, che fa passare in secondo piano le bocciature e tutte quelle dispute ideologiche sulla meritocrazia, l’egualitarismo: qui sono in gioco i diritti previsti dalla Costituzione. Come si fa a migliorare il livello qualitativo? Gli inglesi valutano i docenti e le scuole e lo fanno sulla base dei risultati degli studenti. Se si vuole prendere esempio da un altro Paese bisogna farlo fino in fondo; in Italia ogni tentativo di questo genere è miseramente fallito o ridotto ad ulteriore complicazione burocratica.

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