Un patto per la legislatura. E oltre

Un patto tra chi? In primo luogo, naturalmente, tra le due principali aggregazioni politiche “a vocazione maggioritaria“, ciascuna delle quali, ponendosi in un’ottica di opposizione aprioristica, sarebbe in grado di contrastare gravemente qualunque iniziativa legislativa realmente innovativa. Ma contestualmente occorrerebbe coinvolgere nel patto anche gli enti locali, i sindacati e le famiglie, perché la crisi del sistema scolastico italiano è troppo profonda per non richiedere lo sforzo congiunto di tutti i soggetti interessati al suo buon funzionamento, quelli che gli inglesi chiamano stakeholders.

Come è risultato dal confronto Bastico-Aprea  del 1° aprile, i termini di questo patto a lungo termine potrebbero avere: a) un versante economico (l’impegno a innalzare gradualmente l’incidenza della spesa per l’istruzione sulla spesa pubblica totale – anche e soprattutto in presenza di un’auspicata riduzione della spesa pubblica totale – riportandola ai livelli ai quali si attestava nel 1990 – 10,3% sulla spesa pubblica totale, contro l’8,8 del 2006 – e avvicinandola alla percentuale media dell’area OCSE, 6,1% contro l’attuale 4,5%); razionalizzazione delle componenti della spesa (in particolare, lotta alle inefficienze), rapportandole anche ai parametri medi internazionali); b) un versante ordinamentale (riduzione degli orari e delle materie di studio, potenziamento della filiera tecnico-professionale, riforme di taglio europeo per l’obbligo e l’educazione permanente partendo dalle riforme Fioroni); c) un versante istituzionale (attuazione del Titolo V con l’obiettivo della ricomposizione delle funzioni inerenti all’istruzione, in un quadro in cui i poteri e gli strumenti che spettano a ciascun soggetto istituzionale – Stato, Regione, autonomie locali e scolastiche – si coordinano per realizzare il fine comune del governo del sistema formativo); d) un versante sindacale (adeguamento delle retribuzioni a livello europeo con valorizzazione del merito e avvio di una vera e propria carriera professionale per i docenti; riqualificazione professionale dei collaboratori scolastici; superamento definitivo del precariato e delle sanatorie di qualunque genere; mobilità dei docenti da subordinare alle esigenze didattiche).

Altro punto importante di intesa è quello che riguarda la valutazione di sistema, che – rafforzata e garantita nella sua autonomia tecnico-scientifica – potrebbe svolgere quelle funzioni di sostegno all’innovazione e al miglioramento della qualità che essa svolge positivamente in altri Paesi.

Su questi punti, come ha mostrato il confronto promosso da Tuttoscuola, un’intesa super partes è possibile. E, secondo noi, doverosa.