Un giovane su 5 non va oltre la licenza media: l’Europa è lontana

Il Dpef 2008-2011 riconosce che gli obiettivi di Lisbona sono per l’Italia ancora troppo lontani e i livelli di scolarizzazione risultano drammaticamente bassi.
In particolare, è ancora elevata la percentuale di giovani che lasciano prematuramente gli studi (la quota dei giovani fra 18 e 24 anni con al massimo un titolo di istruzione secondaria inferiore è pari al 20,6 per cento, contro il 15,1 nella media dell’Unione e un obiettivo di Lisbona pari al 10,0%)”.
Ma non si tratta solamente di dati quantitativi, perché per gli scolarizzati i livelli qualitativi di conoscenze e competenze sono mediamente inferiori a quelli europei (bene comunque il nord Italia). E il Dpef riconosce la fondatezza dei dati Ocse-Pisa su cui nell’ultimo anno c’era stato una forma di minimizzazione: “inferiori alla media degli altri paesi europei sono i risultati in termini di conoscenza e competenze base degli studenti: nella lettura, 23,9 per cento era nel 2003 la quota degli studenti quindicenni che non andava oltre un livello minimo di competenza, contro il 19,8 per cento dell’UE e un obiettivo di Lisbona al 15,2 per cento. Ancor più grave è la situazione per la matematica.”
Alcuni rimedi per ridare qualità e forza al sistema scolastico italiano? “Per mettere la qualità della scuola al centro dell’azione pubblica, vanno in primo luogo decisamente rafforzati i sistemi di misurazione e di valutazione dei risultati dei diversi fattori, interni ed esterni alla scuola, da cui i risultati dipendono“: conoscere, dunque, il sistema per intervenire con azioni mirate.
Il Dpef accenna, molto timidamente, anche all’ostacolo del basso livello del rapporto alunni per docente che incide pesantemente sui costi del sistema italiano, ma non indica modi e tempi per superarlo. “Si tratta, poi, di affrontare gli ostacoli organizzativi che rendono il sistema scolastico italiano più costoso degli altri, per ora di insegnamento e per studente.”