Un diario maleducato/2. Condanna sì, censura no

La richiesta di ritirare dalle librerie il contestato diario scolastico, magari a seguito di sequestro giudiziario, o di altri interventi coercitivi a carico dell’editore, ci sembra francamente discutibile. E ciò fermo restando il giudizio totalmente negativo sull’opera.
E’ vero che il diario è destinato a un pubblico di studenti, ma è anche vero che non si tratta di un libro di testo, e che la responsabilità se acquistarlo o meno ricade, se si tratta di studenti minorenni, sui loro genitori.
Se si imboccasse la strada del sequestro, o peggio di una qualche sorta di controllo preventivo, nei confronti di tutto ciò che è “diseducativo” per i nostri studenti, e che circola nelle scuole – diari altrettanto criticabili, fumetti, videogiochi, gadget di ogni tipo e (dis)livello di volgarità – si finirebbe per legittimare la creazione di una specie di “grande fratello censore” in servizio permanente effettivo, probabilmente costretto a inseguire affannosamente la grande quantità di “spazzatura” di quel tipo che circola nella case, ancor prima che nelle scuole. Una “mission impossible” e anche pericolosa, perché è sempre difficile stabilire il confine tra la libertà di espressione e l’abuso di questa libertà.
Per questo ci è sembrato saggio il parere espresso da Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, che dopo aver affermato che “non c’è ragione che possa giustificare una vera e propria induzione alla maleducazione, tanto più se destinata ad accompagnare la vita scolastica dei soggetti in età evolutiva“, ha invitato i genitori a non acquistare il diario in questione e a vietarne l’acquisto ai figli.
La migliore punizione per la sconsiderata iniziativa editoriale è a nostro avviso il suo insuccesso economico, non un sequestro che magari si trasformerebbe per l’editore in un insperato lancio pubblicitario.