Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Un convegno sulla governance planetaria

Può essere valido ancora oggi, a 40 anni di distanza, un ‘modello Helsinki’ in grado di mettere insieme, attorno a uno stesso tavolo, i rappresentanti della comunità internazionale e assicurare l’adozione di strumenti condivisi per la pace, i diritti umani e la libera convivenza tra popoli, religioni e culture diverse? È possibile oggi riprendere quello stile di relazioni fra Stati e organizzazioni sovranazionali in un mondo così frastagliato?

A questi interrogativi, in un clima scosso dall’orrore per la violenza perpetrata il 13 novembre nelle strade di Parigi, ha provato a rispondere il convegno “Il governo di un mondo multipolare” svoltosi la scorsa settimana a Villa Nazareth, il collegio universitario romano della Fondazione Comunità Domenico Tardini, organizzato a 40 anni dalla Conferenza di Helsinki per la sicurezza e la cooperazione in Europa, a cui la Santa Sede, e in particolare l’allora monsignor Achille Silvestrini, poi cardinale, offrì un fondamentale contributo diplomatico e culturale.

Al convegno, insieme ai giuristi Vincenzo Buonomo e Rosario Sapienza, sono intervenuti gli storici Emma Fattorini e Franco Cardini, il professor Carlo Ossola, il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin e  Romano Prodi.

Particolarmente atteso e seguito l’intervento dell’ex presidente della Commissione europea, che dopo un’ampia panoramica sulla situazione internazionale, si è soffermato sul ruolo dell’Europa che, diversamente dagli USA, dalla Cina e anche dalla Russia, “si è sempre dimostrata divisa ed anche con l’introduzione dell’euro non ha risolto la frammentazione strutturale che la caratterizza”. Nonostante la sua tuttora rilevante potenza economica, ha osservato Prodi con ruvido realismo, “l’Europa fatica ad affermarsi sulla scena politica internazionale, è trascinata e non è trascinante” perché “è assente tra gli Stati aderenti una visione comune che ne possa orientare le scelte”. Da questa consapevolezza occorre ripartire. 

Alla situazione internazionale di queste ore ha fatto riferimento nel suo intervento il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin: “All’attacco portato nel cuore di Parigi sembra prevalere come sola risposta la volontà di contrapporsi alla forza delle armi con gli stessi mezzi. Certo ogni Stato ha diritto alla sicurezza. Non possiamo però dimenticare che le azioni finalizzate a perseguire la sicurezza fuori dallo spazio sovrano di un Paese implicano il ricorso alle sedi decisionali presenti nella Comunità internazionale e soprattutto richiamano la diplomazia alle sue responsabilità”. 

Per la Santa Sede, ha aggiunto il numero uno della diplomazia pontificia,  il quadro attuale è “frutto di tendenze che hanno messo da parte la prevalenza di principi e regole comuni per far spazio ad un ritornante unilateralismo – ha proseguito -, anche se espresso attraverso decisioni collettive o strumenti dell’integrazione. Un tale orientamento, avendo come riferimento il modello di Helsinki, appare una strada senza uscita e forse anche difficile da percorrere perché potrà portare ad una stabilità circoscritta, ad una ‘pace a pezzi’, che non basta”.

L’Islam e l’Europa sono stati al centro delle relazioni dei professori Franco Cardini e Carlo Ossola. L’Isis è un fenomeno postmoderno, è islamismo e non vero Islam, che trova radice principalmente nelle condizioni di miseria in cui versano larghi strati della popolazione mondiale, ha ribadito il professor Franco Cardini nel suo intervento. Cardini ha rievocato i contributi apportati dalla cultura islamica alla tradizione europea, un richiamo quanto mai attuale nel momento in cui aumentano nella società le paure suscitate dai terribili fatti di Parigi e del resto del mondo. È da evitare il ritorno al cliché dello “scontro di civiltà”, ha ribadito il professore. Il mondo non ha forse più bisogno di ideologie politiche ma senz’altro ancora della fede religiosa.

Sulla storia dell’Europa, intesa come “una summa di culture”, fatta per essere universale, è intervenuto il professor Ossola, che ha ribadito come l’Europa sia destinata ad essere considerata come una “diaspora per il semplice fatto che quando ha provato ad essere sé stessa, ha creato la propria rovina”.

In conclusione, Ossola ha sostenuto che l’Europa debba aprirsi a nuovi orizzonti strutturali e debba dotarsi di un’interpretazione lineare del tempo, che invece il continente sembra aver dimenticato in favore di una visione circolare nella quale è il profitto ad avere la priorità.

Nel 2016 la comunità di Villa Nazareth celebrerà il suo 70° di istituzione con appuntamenti culturali e spirituali, anche in concomitanza con il Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco.

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