Un comunicato di Luciano Corradini: vent’anni dopo

Dal prof. Luciano Corradini, nella sua qualità di fondatore dell’ARDeP (Associazione per la Riduzione del Debito Pubblico), riceviamo il comunicato stampa  qui di seguito riportato, di particolare importanza e attualità sia per i contenuti sia per il forte impegno etico che lo anima.

 

In questi giorni i giornali e i telegiornali fanno a gara presentare fotocopie di documenti da cui risultano erogazioni di denaro pubblico finite su conti privati e utilizzate per spese privatissime, senza alcun nesso con le finalità istituzionali cui dovrebbero essere destinate. Si fornisce in tal modo la documentazione inoppugnabile che molti politici rubano e che molti dei loro elettori si rallegrano partecipando in qualche modo al bottino.

Giusto vent’anni fa si cercò un altro modo per dare l’allarme, in una situazione analoga a quella che viviamo oggi.

Lo dimostra la ricevuta del 1° versamento al Tesoro, attraverso un ufficio postale, del 10% dello stipendio di un docente universitario, allora vicepresidente del Consiglio nazionale della Pubblica istruzione (carica ricoperta a titolo gratuito), con questa motivazione: “contributo volontario al risanamento del bilancio dello stato”. Risale esattamente a 20 anni fa, e cioè al 26 settembre 1992.

Le motivazioni di quel gesto provocatorio, frutto di sdegno ma anche di speranza e di buona volontà, sono state presentate con una lettera all’allora presidente del Consiglio Giuliano Amato, che aveva cercato di combattere con metodi duri e controversi le nefaste conseguenze di quel “settembre nero”. I versamenti si protrassero per 15 mesi, fino alla fondazione dell’ARDeP, associazione per la riduzione del debito pubblico: dovevano servire per dare l’allarme, per mostrare che i cittadini onesti non sono solo vittime impotenti, ma debbono denunciare le cause del malgoverno e usare i loro poteri, e  anche parte dei loro denari, se hanno una ragionevole “capacità contributiva”,  per “dare una mano” ad evitare il naufragio. L’esperimento è fallito, nel senso che non si sono presentate le folle agli uffici postali,  ma è anche riuscito, nel senso che: 1) si è istituito , nel Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato, un capitolo destinato a ricevere “donazioni dei cittadini”, nel quale sono confluiti una cinquantina di milioni di vecchie lire, simboliche, ma anche reali; 2) si è dimostrato che una famiglia che vive di stipendi (non super) può campare anche accettando una riduzione, se ci sono di mezzo la libertà, la dignità, la giustizia e la democrazia.

Il Corriere della Sera del 29 gennaio 1994 diede questa notizia accompagnandola con un appello: “La Giuria del Corriere segnala un’associazione per ridurre il debito pubblico. Mobilitiamoci tutti contro la bancarotta dello Stato”.

L’appello è singolarmente attuale. Ma lo Stato, lo si è capito in questi 20 anni, non ce la fa se chi lo rappresenta non è convincente e capace non solo di amministrare correttamente la cosa pubblica, ma anche  di mobilitare le coscienze, per conquistare un grande bene e combattere quel grande male comune che è dato non solo dal debito pubblico monetario, ma anche dal debito etico e storico che le generazioni precedenti hanno accumulato. La piccola associazione è cresciuta e ha eletto il suo quarto presidente. Le proposte fatte vent’anni fa sono state riprese e aggiornate, come si può vedere dal sito: www.ardep.it