Tremonti si è tenuto un po’ di soldi destinati ai docenti

Dopo oltre tre mesi di verifiche e controlli incrociati tra ministero dell’Istruzione e quello dell’Economia sulla reale consistenza dei risparmi da riversare sul contratto della scuola, Tremonti nel Consiglio dei Ministri di venerdì ha dato l’ok e ha sbloccato alcune centinaia di milioni di euro per il rinnovo contrattuale, decurtando però dalla somma quantificata dal MIUR più di 60 milioni di euro (circa 120 miliardi di vecchie lire) che, in base ai suoi conti, non risultavano acquisiti ai risparmi del MIUR da destinare alla scuola.
La trattativa, sospesa da mesi con l’intermezzo dello sciopero del 24 marzo, può ora riprendere sulla base di una nuova direttiva del MIUR che tenga conto dei tagli di Tremonti e andare forse a rapida conclusione. Stime ufficiose fanno prevedere aumenti lordi per docente di circa 150 euro al mese, corrispondenti a circa 105 euro netti in busta paga (per un investimento complessivo di poco inferiore ai 2 miliardi di euro all’anno).
Questa vicenda tormentata dei risparmi per il contratto che prima di Natale il ministro Moratti aveva annunciato già pronti e che il ministro Tremonti aveva invece congelato, in attesa di accertarne l’effettiva consistenza, merita qualche riflessione.
Primo. Ormai da diversi anni per il contratto della scuola di risorse “fresche” ce ne sono sempre meno; per finanziare i contratti si ricorre sempre più ai risparmi di sistema, un termine che in gergo significa tagliare spese per la scuola (soprattutto con tagli di organico) per ricavare soldi per gli aumenti. Finché resterà così, la prospettiva è quella di un certo numero di anni di risparmi.
Secondo. I sindacati hanno mille ragioni per protestare contro i tagli di organico che penalizzano le prospettive di occupazione, ma sanno benissimo che, senza questa forma di “autocannibalismo”, porterebbero a casa pochi spiccioli di aumento per i docenti.
Terzo: in passato capitava che i risparmi di sistema, previsti da varie norme, non sempre venivano concretamente attuati, ma consentivano ugualmente di finanziare i contratti (e il bilancio andava in rosso). Tremonti, pressato dalla necessità di rispettare gli accordi comunitari, usa ora il pugno di ferro perché quei risparmi siano reali. Se no, no.