Diplomi falsi da far valere nelle graduatorie ATA: serve un sistema reale di controllo

È un male endemico connaturato con il sistema d’istruzione quello che alcuni giorni fa “Striscia la notizia” ha smascherato, mandando in onda alcuni episodi di compra-vendita di titoli di studio fasulli da far valere nelle graduatorie del personale ATA.

Per duemila euro un sindacalista di Avellino forniva titoli di studio costruiti su misura grazie alla verosimile complicità di qualche istituto scolastico o di un centro di formazione professionale: soldi veri per un titolo valido (diploma di qualifica professionale, attestati “Eipass” e similari) per il cui conseguimento, però, non era stato necessario né frequentare le lezioni né sostenere esami. Ora, secondo quanto riporta IlMattino.it, la proca accelera. I carabinieri sono ora impegnati a risalire alla provenienza dei diplomi fasulli che, secondo il servizio di “Striscia”, sarebbero riconducibili ad una scuola di formazione di Caserta. Ancora da verificare anche il numero di persone che avrebbero pagato per ottenere i diplomi e, quindi, una posizione migliore in graduatoria.

Purtroppo questo ennesimo episodio di malaffare, rientrante nella vasta gamma dei diplomifici, non è nuovo, come non è nuova l’area del paese in cui prolifica.

Sulla vicenda i deputati di Sinistra Italiana hanno presentato un’interrogazione alla ministra dell’istruzione Fedeli, affermando, tra l’altro, che “La vicenda non è da circoscrivere a una episodicità e getta un’ombra inquietante sulla modalità di acquisizione di alcuni titoli, per l’accesso e l’incremento del punteggio per l’estrema facilità con cui si procurino false attestazioni e abilitazioni”.

I deputati hanno parlato “di una vera e propria filiera corruttiva, meravigliando per la sconcertante facilità con cui si acquisiscono titoli abilitativi scolastici e formativi illegittimi”.

I firmatari dell’interrogazione chiedono quali iniziative il Miur intende attivare per contrastare e prevenire queste iniziative illegittime e, in particolare “come s’intende procedere per accertarsi sulla reale corrispondenza dello svolgimento dei corsi che rilasciano tali certificazioni avvalendosi di verifiche incrociate più puntuali e metodiche mettendo in campo una sinergia di azioni da parte del Ministero, in collaborazione con le Regioni, che hanno la potestà esclusiva in materia di formazione professionale, l’Agenzia delle Entrate e l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale, al fine di verificare la reale corresponsione delle obbligazioni fiscali e previdenziali”.

La richiesta dei controlli incrociati è interessante, anche se complessa, ma va tentata.

Diversi anni fa Tuttoscuola, di fronte all’ennesimo caso di titoli falsi, aveva proposto l’istituzione di una banca dati dei titoli di studio (diplomi di maturità, diplomi di qualifica, diplomi di licenza). Oggi, con il potenziale tecnologico disponibile, il controllo chiesto dai parlamentari della Sinistra Italiana potrebbe essere immediato. Non è mai troppo tardi. Si può fare.