Titoli esteri. I ‘poteri forti’ mettono pressione al Ministero?

In una nota interna (che avrebbe dovuto rimanere riservata ma che una talpa ha fatto uscire dal Ministero dell’istruzione e del merito) la Direzione generale per gli Ordinamenti ha impegnato tutti i propri uffici per collaborare allo smaltimento delle migliaia di pratiche pendenti (si stima possano essere 15-20 mila), relative al riconoscimento dei titoli conseguiti all’estero e da validare per l’insegnamento in Italia.

Detta iniziativa – precisa la nota – agevolerà le SS.LL. nella individuazione del personale cui affidare, per intero o in parte, le attività relative ai singoli procedimenti.
Al fine di velocizzare l’espletamento delle attività, le unità di personale individuate verranno accreditate sulla piattaforma “Riconoscimento Professione Docente”, attraverso la quale è possibile consultare tutta la documentazione presentata a corredo delle istanze, nonché fornite della necessaria formazione a cura del dirigente e degli esperti dell’Ufficio V”, responsabile dell’intera procedura.

Termine previsto dalla Direzione per completare questa maxi-operazione: 6-8 mesi. Ma si può essere certi che nel frattempo altre migliaia di nuove richieste di riconoscimento dei titoli conseguiti all’estero e, in particolare, in Romania andranno ad aggiungersi alle pratiche pendenti, approfittando del quasi ‘libera tutti’ sentenziato dal Consiglio di Stato.

Si sta ufficializzando la storia infinita dei titoli conseguiti all’estero che quasi certamente non potrebbero essere utilizzati là dove vengono conseguiti (per non padronanza della lingua locale), ma che finiranno per portare in cattedra in Italia docenti titolati con facilità all’estero.

Poiché quei 6-8 mesi previsti dalla Direzione ministeriale porteranno alla (temporanea) conclusione dei riconoscimenti a ridosso del prossimo anno scolastico (e quindi non utili per aggiornare le posizioni delle diverse graduatorie per supplenze), è già partita, da parte di un sindacato minore, una campagna nazionale per “accelerare le procedure di valutazione delle domande e una volta accolte di far sciogliere la riserva, anche attraverso la nomina di un commissario ad acta”.

È prevedibile, pertanto, che quegli uffici ministeriali impegnati ad un lavoro straordinario per evadere le migliaia di pratiche debbano fronteggiare anche le pressanti richieste con diffida da parte dei docenti interessati.

C’è da pensare che i consistenti interessi che ruotano intorno a questa questione (una stima prudenziale parla di 75-100 milioni di euro) porteranno probabilmente certi “poteri forti” ad esercitare pressioni sempre più insistenti sul ministero.

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