Titoli esteri: il ‘silenzio degli innocenti’ che sorprende

Titoli esteri: dopo che la sentenza del Consiglio di Stato che ha sancito un virtuale “libera tutti” per i titoli di abilitazione e di specializzazione per il sostegno conseguiti all’estero e, in particolare, in Romania, da migliaia di docenti italiani, c’è una comprensibile attesa per quanto deciderà il Ministero dell’Istruzione e del Merito, a cui i magistrati hanno rimesso la responsabilità di accertare la validità di titoli per consentirne l’esercizio della corrispondente professione in Italia.

In attesa delle pronunce ministeriali che dovranno riguardare ogni singola richiesta di riconoscimento del titolo conseguito all’estero, si assiste, un po’ a senso unico, a richieste, difese d’ufficio e pressioni per sollecitare il ministero a pronunciarsi a favore del riconoscimento di tutti i titoli, invocando la tutela dei i diritti – o presunti tali – di chi li ha conseguiti all’estero.

In tal senso, si registrano prese di posizione di parlamentari della maggioranza, pressioni su alcuni partiti e richieste da parte di taluni sindacati.

Ma stranamente, in questi momenti decisivi, non si alzano le voci dal campo opposto da parte delle associazioni dei genitori o delle persone con disabilità che si troverebbero in classe docenti con il titolo formalmente (forse) valido, ma con una qualità professionale di dubbia qualità.

Ma c’è un altro silenzio degli innocenti che sorprende.

È quello, ad esempio, dei docenti che hanno conseguito la formazione con merito in corsi di TFA, selettivi e qualificanti, e che si vedrebbero scavalcati in graduatoria dai colleghi con titoli esteri ottenuti senza selezione e con facilità.

Saranno scavalcati in graduatoria anche molti docenti delle GPS che vedrebbero migliaia di colleghi lasciare la seconda fascia e inserirsi in prima fascia, grazie all’abilitazione conseguita in Romania e accompagnata dalla certificazione di conoscenza (?) della lingua rumena.

E gli “innocenti” italiani in molti casi vedrebbero le supplenze non assegnate a loro, ma ai colleghi abilitati o specializzati all’estero.  

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