Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Tettamanzi: no a proliferazione istituti privati etnici

La scuola italiana deve affrontare oggi la grande sfida del pluralismo, una sfida che deve diventare “un preciso appello a favorire processi di integrazione culturale”, ma questo non deve portare alla frantumazione del corpo sociale “attraverso la proliferazione di scuole private legate, o addirittura espresse, da identità etniche o religiose differenti”. Questo il monito lanciato oggi dall’arcivescovo di MIlano, il cardinale DIonigi Tettamanzi, durante il suo intervento al convegno “La libertà di educare per crescere tutti” promosso dall’ufficio della Pastorale scolastica della diocesi di Milano e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore.

L’arcivescovo ha sottolineato che i processi di integrazione culturali indispensabili per realizzare una società davvero pluralista devono “salvaguardare da un lato una continuità dinamica nei confronti del patrimonio spirituale e culturale ereditato dalla nostra storia e, dall’altro, rendere questo patrimonio fruibile a chi è portatore di altre identità”. La parla chiave, dunque, è “reciprocità” intesa nel senso che in una società pluralista ciascuno possa “coltivare la propria identità e insieme rispettare i valori culturali e spirituali altrui, quelli che non sono in contrasto – ha aggiunto – con i fondamenti etici della vita civile e sociale sanciti dalla Costituzione”.

Nel parlare della scuola cattolica Tettamanzi ha evidenziato l’impegno di “tante forze ecclesiali”, ma ha anche ammesso che “nella stessa comunità cristiana permangono verso la scuola cattolica ritardi e disinteresse e perfino dimenticanze ingiustificate”. In particolare, l’accresciuta consapevolezza sull’attuale emergenza educativa “dovrebbe stimolare un rinnovato e più forte impegno di evangelizzazione e di missionarietà che passi attraverso la strada specifica della scuola” cattolica.

L’arcivescovo di Milano ha poi aggiunto di guardare “sempre con fevore alla funzione pubblica della scuola statale, perchè essa è il naturale luogo di incontro tra i cittadini in formazione”, ma ha anche affermato il pieno diritto “a dare vita a scuole libere” e a sottolineare “la funzione pubblica delle scuole cattoliche”. LA scuola cattolica, ha proseguito, ha compiuto negli anni un grande sforze collettivo per adeguare “in ogni ambito il proprio lavoro alle molteplici richieste provenienti dalla società italiana. In tal senso – ha quindi puntualizzato Tettamanzi – essa non cerca eccezioni e non domanda privilegi, ma chiede solo di potere offrire una professionalità adeguata”.

Ecco, dunque, che alla luce della dimensione pubblica che l’educazione assume in ogni istituzione scolastica, che è “inadeguato limitare la definizione di ciò che è pubblico a ciò che è statale”. Pertanto, in linea con la legislazione vigente “e sulla base di requisiti concordati riteniamo – ha detto l’arcivescovo – che si debba dare un maggiore riconoscimento alla dimensione pubblica delle scuole cattoliche che svolgono un reale servizio nella società”. Tettamanzi si rivolge “a chi ha la responsabilità della vita civile e politica”, ai quali non si può “non chiedere di accogliere questa richiesta non indebolendo ma riqualificando la scuola pubblica, quella attualmente riconosciuta come tale. Ma la scuola pubblica deve prendere onestamente atto – ha aggiunto -di quanto fa quella cattolica. Confidiamo – ha concluso Tettamanzi – che senza irrigidimenti ideologici e senza preclusioni o pregiudizi la società valorizzi il ruolo dell’educazione libera di ispirazione cristiana, perchè non la Chiesa o i cattolici, ma tutta la comunità civile ne possa trarre beneficio”.

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