Testa e cuore, anche a distanza la didattica delle emozioni è possibile

“Non si elimina l’incertezza, si negozia con essa” a dirlo è Morin, a farlo sono i docenti della scuola italiana come Beatrice Happacher, insegnante di lettere presso l’I.C. San Nilo di Grottaferrata (RM) che nonostante lo scossone Coronavirus, la sera stessa della chiusura delle scuole, si è messa al pc per trovare una soluzione o almeno una strada per continuare il suo lavoro. 

“Quando ho letto la comunicazione – dichiara l’insegnante della scuola secondaria di primo grado – mi sono agitata e, immediatamente, ho pensato a come potevano sentirti i ragazzi, privati delle relazioni sociali. La mia scuola non aveva ancora approvato Classroom perciò ho cercato di capire come utilizzare gli altri servizi di GSuite e software disponibili sul web per costruire uno strumento che consentisse di apprendere con il sorriso”. 

In collaborazione con l’insegnante di sostegno, nel giro di tre giorni (compreso il sabato e la domenica perché #lascuolanonsiferma), l’Happacher ha tirato su un sito web con video lezioni ed esercitazioni on line, accessibile a tutti i suoi alunni – nessuno escluso – e nel pieno rispetto della privacy. 

“Con il sito avevo risolto il problema dell’apprendimento dei contenuti – sottolinea Happacher – ma non avevo risposto alla priorità educativa che mi sta più a cuore: la relazione”. 

Inizialmente Beatrice Happacher ha scritto tante lettere ai suoi alunni, che non ha mai inviato, perché? Perché forse non è lecito ammettere di avere paura, di essere tristi, di essere arrabbiati? Forse, o semplicemente per lasciarlo fare ai suoi ragazzi. 

“Ho pensato che in una situazione di emergenza come questa – continua – la cosa più importante, fosse che mettessero nero su bianco le emozioni che stavano provando in questo modo nuovo di vivere e di interagire con le loro famiglie. 

La priorità era far capire loro che è consentito esprimere rabbia, angoscia, paura o felicità perché non si è più costretti ad andare a scuola. Da qualche parte era necessario cominciare” Quindi, come? “Scrivendo e inviando una e una sola delle mie lettere. Avevo chiesto alla mia classe di scrivermi e scrivendo loro mi è sembrato di costruire un legame più intimo, di abbattere la barriera della lontananza ed essere accanto. Ho creduto fosse importante che esternassero emozioni e stati d’animo, quindi, ho iniziato io.”

Dai contenuti, alle emozioni, dalle emozioni alle tematiche di grande attualità. “Nello scambio epistolare con i ragazzi – prosegue Happacher – è stato inevitabile riflettere sull’abbassamento dei livelli di inquinamento dell’aria e dell’acqua e quindi sui vantaggi ambientali che sta generando lo stare a casa. Riflessioni che sono diventati spunti per scrivere e imparare e agganciarsi ai temi portanti previsti nel Curricolo”.  

Tante, tantissime le ore passate al telefono per coordinarsi con la docente di sostegno o per assistere e sostenere i colleghi meno esperti. “È importante lavorare in team – sottolinea – Stiamo lavorando il doppio, il quadruplo, ma ne vale la pena. È importante il confronto soprattutto per attuare una didattica a distanza inclusiva attraverso l’uso di una lingua comune a tutti gli alunni e una comunicazione che arrivi a tutto il gruppo classe”. 

Happacher in qualità di docente fallibilista non sa se sta attuando il meglio, certo è che ha saputo reagire, i suoi studenti rispondono e dalle notifiche della sua casella mail rispondono anche bene e con frequenza e questo è quello che conta.