Test Invalsi per i piccoli alunni, il pediatra consiglia il cambio degli orari

Servirebbe una piccola rivoluzione per dei test Invalsi ‘a misura’ di piccoli alunni. Lunedì prossimo torna infatti l’appuntamento con le prove. “Così come sono disegnati però, i test per i ragazzini di terza media non permettono di scattare una fotografia oggettiva del livello dei ragazzi. Inoltre saranno favorite le piccole ‘allodole’, quei bambini che vanno a letto presto e si svegliano all’alba senza fatica, rispetto ai ‘gufi’, che alla mattina impiegano più tempo per carburare“. Lo sottolinea all’agenzia di stampa Adnkronos Salute il pediatra di Milano Italo Farnetani, che da tempo si batte perché la scuola tenga conto dei ritmi biologici dei piccoli.

Secondo l’esperto, le prove per l’accertamento dei livelli generali e specifici di apprendimento in italiano e in matematica degli studenti italiani a conclusione del primo ciclo di istruzione dovrebbero essere “più rispettose della cronobiologia e dunque dei ritmi naturali dei ragazzi“. Infatti, “ormai grazie agli studi e alle ricerche sappiamo che il momento in cui è più attiva la memoria a breve termine, e dunque è opportuno programmare i compiti in classe, va dalle 11.00 alle 13.00. Fino alle 10.00, in media, l’alunno si sta ancora svegliando. Ebbene, lunedì i ragazzi si troveranno troppo presto alle prese con i 75 minuti della prova di matematica, quella che richiede maggiormente il ricorso alle operazioni astratte. Invece – sottolinea – se proprio si vuole iniziare presto, sarebbe meglio farlo con la prova di italiano“.

Insomma, sarebbe meglio far ‘scaldare’ gli studenti con l’italiano per poi proporre i test di matematica. “Inoltre ormai è ben noto – prosegue Farnetani – che due alunni su tre non fanno una

prima colazione sufficiente. E lunedì, complice la paura, sicuramente mangeranno poco. Così si ritroveranno a fare il test senza ‘carburante’ per la mente. E senza neppure poter contare sul rinforzo garantito dallo spuntino di metà mattina“. Dunque, secondo il pediatra, l’organizzazione delle prove Invalsi “non è su misura per i ragazzi: occorrerebbe ritardare un po’ l’inizio dei test, o invertirli – propone – per consentire agli alunni di dare davvero il massimo“.