Test Invalsi, i Cobas promettono un maggio di scioperi

Aumenta di ora in ora la valanga di firme” all’appello (vedi www.cobas-scuola.it) lanciato dai Cobas “contro la scuola-quiz, l’Invalsi e il sistema di (s)valutazione“. Lo riporta una nota del sindacato. Molte migliaia di docenti della scuola e dell’università, intellettuali, uomini e donne della cultura e delle arti, “interessati alla difesa della qualità dell’istruzione pubblica – tra i/le quali Moni Ovadia, Luciano Canfora, Pietro Barcellona, Romano Luperini, Donatella Della Porta, Angelo D’Orsi, Maria Grazia Campari, Cesare Bermani – lo hanno già sottoscritto“.

Nella petizione si sottolinea che “i quiz standardizzati avviliscono il ruolo dei docenti e della didattica, abbassando gravemente la qualità della scuola” e che “l’inserimento di questa tipologia di prova in modo martellante, e collegato alla valutazione dell’efficacia della scuola, spinge i docenti ad abdicare alla loro primaria funzione intellettuale e a piegarsi all’addestramento ai quiz“. L’atto, in sostanza, invita a lottare “contro la scuola-quiz e contro i test Invalsi perché – spiegano i Cobas – annullano le soggettività coinvolte nell’atto pedagogico: ad uno studente privo di pensiero critico corrisponde un docente trasformato in tabulatore sempre più lontano dall’autonomia e dalla libertà d’insegnamento“; e perché “l’impostazione standardizzata è assolutamente inadeguata a rilevare il grado di preparazione di uno studente, di un aspirante docente, di un aspirante studente universitario, né tanto meno è in grado di dare indicazioni serie sull’efficacia di un docente o di un’istituzione scolastica; non è pensabile che in base a queste prove sia possibile per un docente, per una scuola, per il sistema scolastico generale ottenere indicazioni serie di miglioramento“.

Inoltre, continua il comunicato dei Cobas, l’appello sottolinea anche quali interessi esterni alla scuola, da parte del sistema economico e politico dominante, spingano “affinché la scuola italiana si adegui alle esigenze del sistema produttivo, che non è interessato a che la scuola miri alla formazione complessiva dei futuri cittadini, ma vuole che addestri una forza lavoro in possesso di competenze generiche e flessibili, capaci di adattarsi alla condizione di precarietà endemica che li aspetta nel mondo del lavoro. Ecco perché i quiz, spesso demenziali, si rivelano pericolosissimi per la libertà d’insegnamento, per la trasmissione del nostro patrimonio culturale alle future generazioni e per la funzione sociale che la scuola italiana fino a oggi (anche se con molte lacune) ha svolto“.

Pertanto noi uomini e donne di cultura, noi che lavoriamo nei sistemi d’istruzione ai vari livelli, noi cittadini sensibili alla funzione decisiva della scuola pubblica nella formazione complessiva dello studente quale futuro cittadino – conclude l’appello – dichiariamo la nostra ferma contrarietà ai test/quiz standardizzati e all’uso dell’Invalsi come strumento di valutazione dell’istruzione pubblica. E chiediamo ai docenti, agli studenti e a tutti i cittadini – interessati a difendere e a migliorare la scuola pubblica – di aiutarci a fermare la scuola-quiz, il sistema di (s)valutazione basato sui test Invalsi, l’uso di indovinelli per imporre una scuola miseria, degradata e impoverita per lasciare il posto alla scuola privata e alla mercificazione dell’istruzione e della cultura“.

Per perseguire tali obiettivi, i Cobas hanno convocato lo sciopero generale della scuola. Ecco le date:

– il 7 maggio nelle scuole materne e nelle elementari;

– il 14 nelle scuole medie;

– il 16 nelle scuole superiori.

Lo sciopero è anche indetto, conclude la nota dei Cobas, “per restituire a docenti e al personale Ata il salario rubato con il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità; per impedire la deportazione dei docenti ‘inidonei’ e l’espulsione degli Ata precari; per l’assunzione  dei precari su tutti i posti disponibili; per dire no alle prove selettive per entrare a scuola e alle classi-pollaio; per eliminare il monopolio della casta dei sindacati di Stato ed esigere il diritto di assemblea e di contrattazione per tutti/e. Nelle sopra indicate giornate di protesta, si prevedono manifestazioni ed iniziative su tutto il territorio della Penisola