Tempo di emergenza/3. L’eredità di Mariastella Gelmini

Con i suoi tre anni e mezzo alla guida del ministero di viale Trastevere Mariastella Gelmini si colloca al terzo posto per longevità di incarico tra i ministri dell’istruzione che si sono avvicendati negli ultimi 25 anni, incluso il periodo dall’avvento della ‘seconda Repubblica’ (marzo 1994) fino alle dimissioni dell’ultimo governo di Silvio Berlusconi (12 novembre 2011), il personaggio politico che ha dominato questa fase della storia italiana e al quale Gelmini è rimasta sempre fedele.

Prima di lei si collocano Letizia Moratti (circa cinque anni) e Luigi Berlinguer (quasi quattro), due personaggi che hanno lasciato un segno nella storia della scuola italiana per avere entrambi tentato di realizzare la ‘grande riforma’ della scuola italiana, senza peraltro riuscirvi sia per il carattere contraddittorio dei rispettivi modelli sia per il cambio di maggioranza verificatosi prima che le leggi legate al loro nome potessero pienamente esplicare i loro effetti.

Si potrà dire lo stesso di Mariastella Gelmini? Quale bilancio è possibile tracciare della sua esperienza governativa? Quale eredità lascia al suo successore?

Alla storia della scuola Gelmini passerà in primo luogo per l’operazione di riduzione della spesa per l’istruzione avviata con la legge 133 del 2008 (Tremonti) e proseguita con altri provvedimenti, fino alla recentissima legge di stabilità 2012. Ci passerà insomma più per la pars destruens della sua azione che per quella construens, che si è risolta sul versante della scuola o in operazioni di restauro (vedi il ripristino dei voti nel primo ciclo, o quello del voto di condotta, o quello del ‘maestro unico’, e i modesti ritocchi all’istruzione tecnica) o in annunci di misure per la valorizzazione del merito, non realizzatisi anche per la mancanza di adeguati finanziamenti.

Sul versante universitario, invece, l’azione di Gelmini si è caratterizzata di più per la pars construens perché, ancorché discussa e incompiuta (mancano alcuni importanti provvedimenti attuativi), la legge n. 240 del 30 dicembre 2010 è senza dubbio una riforma innovativa rispetto alla quale non sarà facile tornare indietro, soprattutto per quanto riguarda, in questo caso, proprio la valorizzazione del merito.