Tanti posti (746.418) ma non per tutti

Dopo una lunga attesa, conseguente anche alle modifiche legislative introdotte dalla legge 107/2015 sulla Buona Scuola e al complesso confronto tra il ministero dell’istruzione e il ministero dell’economia, è stato finalmente varato l’organico del personale docente per il triennio 2016-18.

L’organico, ripartito tra le regioni, è distinto in posti comuni, posti di sostegno e potenziato.

I posti cattedra, suddivisi tra infanzia, primaria e secondaria di I e II grado sono 601.126; i posti dell’organico potenziato (non riguardano la scuola dell’infanzia) sono 48.812; i posti di sostegno sono 96.480 di cui 6.446 per il sostegno potenziato. In tutto l’organico è di 746.418 posti.

Per il prossimo triennio sarà, dunque, questa la realtà, rigida e invalicabile, dei 746.418 posti con cui dovranno fare i conti vari soggetti che vivono nel pianeta scuola e dintorni, a cominciare dai docenti non di ruolo che concorrono al posto fisso.

Non vi sarà posto per i tanti precari che cercano di stabilizzare il loro rapporto di lavoro, se non nel limite dei posti che si renderanno vacanti per pensionamento di chi attualmente lavora nella scuola.

Il Miur ha stimato che circa 100 mila di quei posti si renderanno vacanti nel prossimo triennio e verranno assegnati ai circa 64 mila dell’attuale concorso e a circa 30-40 mila ad iscritti nelle GAE.

Ma vi sono migliaia di altri docenti, abilitati e non, che attendono e premono per entrare, a cominciare da circa 100 mila partecipanti all’attuale concorso che alla fine risulteranno in eccedenza rispetto al numero dei posti disponibili.

Taluni sindacati che chiedono la stabilizzazione di tutti i precari stanno creando soltanto illusioni, perché il limite dei 746.418 è invalicabile. Non c’è posto per tutti. Tutt’al più vi può essere la precedenza di un gruppo rispetto ad altri, ma sempre nel limite dei posti vacanti e disponibili.

Unica possibile soluzione: favorire (se del caso anche con interventi legislativi speciali) il pensionamento di molti docenti in servizio, liberando in tal modo altri posti.

Se no, bisognerà attendere e continuare purtroppo la dura vita da precari.