Superiori di 4 anni per 100 prime classi. Poche, e solo dal 2018
Sono ormai sette anni che si parla di ridurre la durata della scuola secondaria di secondo grado da cinque a quattro anni. La prima sperimentazione partì in modo semiclandestino nel 2010, quando l’allora ministro Gelmini autorizzò il collegio San Carlo di Milano (istituto paritario con rette da 9000 euro all’anno) ad avviare il progetto di quadriennalizzazione del liceo classico e scientifico.
Il progetto fu poi ripreso dai ministri Profumo e Carrozza ed esteso a pochi altri istituti, anche statali (11 in tutto), fino alla recente decisione di Stefania Giannini di ampliare in modo consistente la sperimentazione, estendendola a 60 scuole secondarie superiori statali e paritarie, di tutti gli indirizzi, per un totale di 100 classi prime.
L’apposito decreto, predisposto dalla Giannini e arenatosi con la crisi del governo Renzi e il subentro di Valeria Fedeli alla guida del Miur, ha ora ripreso il suo iter, che prevede il parere preventivo del CSPI (Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione), che lo formulerà la prossima settimana, e quello successivo della Corte dei Conti. È dunque praticamente impossibile che il decreto possa produrre effetti già nel prossimo settembre (le iscrizioni partono il 16 gennaio per chiudersi il 6 febbraio 2017), anche perché il Miur dovrà selezionare le 60 scuole da autorizzare, scegliendole tra quelle che parteciperanno a un apposito bando. Se ne parlerà dunque a settembre 2018.
Tempi lunghi e numeri modesti: 100 classi sono circa lo 0,4% delle prime classi, sicuramente molto al di sotto della domanda potenziale da parte delle famiglie. Ci chiediamo se non sarebbe stato meglio definire con chiarezza a livello centrale le caratteristiche e i vincoli del modello da sperimentare (per esempio l’insegnamento obbligatorio di tutte le discipline previste dai diversi indirizzi di riferimento; l’utilizzazione di tutto l’organico assegnato alle scuole sulla base della loro durata quinquennale; il consenso dei Collegi dei docenti; la compresenza di corsi quadriennali e quinquennali ecc.) e rimettere all’autonomia delle singole scuole, anche eventualmente collegate in rete, la decisione di avviare o meno la sperimentazione del percorso quadriennale. Sarebbe (stato) anche un modo per dare un contenuto forte a una parola debole, come di fatto si è rivelata l’autonomia delle scuole.
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