Sui contratti linea dura della CGIL

Si fa rovente la polemica della CGIL nei confronti delle confederazioni sindacali (CISL, UIL, CONFSAL, UGL) che hanno sottoscritto lo scorso 22 gennaio 2009, insieme a Confindustria e a una trentina di associazioni datoriali, un importante accordo sulle nuove modalità della contrattazione collettiva.

Tra le principali novità la durata triennale dei contratti sia per la parte economica che per quella normativa; un nuovo indice previsionale in sostituzione del tasso di inflazione programmata, affidato a un soggetto terzo; contrattazione di secondo livello e incentivi legati alla produttività anche nel settore pubblico; certificazione presso l’INPS dei dati di iscrizione sindacale. “Un’intesa di parte, sulle regole del gioco, che però vale per tutti. Un’idea di democrazia molto diversa dalla nostra“, lamenta la Confederazione di Epifani, la cui linea di contrapposizione anche agli altri sindacati si riflette pure a livello settoriale.

Così anche la Flc-Cgil si è rifiutata di firmare il contratto della scuola per il secondo biennio (2008-2009), sottoscritto invece da Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda degli insegnanti, accusando le altre sigle di aver accettato “per i lavoratori meno soldi in busta paga del precedente contratto e meno soldi alle scuole”. E ha indetto un referendum nelle scuole, tuttora in svolgimento, che registra l’85% di voti contrari al contratto.

Gli altri sindacati replicano che nelle condizioni attuali il contratto da essi sottoscritto era “l’unico realisticamente possibile” (Cisl), e definiscono “demagogico” il ricorso unilaterale al referendum: un istituto che a loro avviso può essere attivato solo se tutti sono d’accordo. Ma la CGIL tira diritto, e sembra intenzionata a promuovere un nuovo referendum politicamente ancora più “pesante”, questa volta sulla contrattazione collettiva.