Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Studenti suicidi/1. Paura della bocciatura o depressione?

I titoli dei giornali non lasciavano dubbi: Jessica temeva di essere bocciata. Ma davvero è stata la paura di non superare l’esame di terza media ad avere indotto la giovane studentessa valtellinese a togliersi la vita in quel modo spettacolare e terribile, lanciandosi dal “ponte dei suicidi”? O non è piuttosto vero che Jessica avrebbe compiuto egualmente quel suo gesto disperato anche senza l’assillo dell’esame imminente e il timore di risultare bocciata?
La risposta al quesito ha una notevole rilevanza anche per alcune, decisive scelte di politica scolastica, perché se ci si convincesse che all’origine di tanti suicidi o tentati suicidi di giovani tra i 14 e i 18 anni (circa 100 all’anno tra maggio e giugno) stanno veramente le bocciature effettive, e perfino quelle temute, non sarebbe insensato pensare a qualche forma di riorganizzazione degli studi che prevedesse una progressione su base non selettiva. E la formula adottata nelle “Indicazioni Nazionali”, che affida ai docenti la predisposizione degli Obiettivi formativi e dei Piani di studio personalizzati, nonché la valutazione dell’apprendimento realizzato da ciascun allievo, non sembra lontana da un’interpretazione in senso non selettivo. Basterebbe rendere esplicita tale interpretazione.
Ma se all’origine del fenomeno fossero altre ragioni, riassumibili nel concetto di “depressione”, come sostiene il noto neuropsichiatra infantile Gabriel Levi, e soprattutto l’inibizione, la timidezza, lo spaesamento, la mancanza di punti di riferimento certi, allora l’azione di prevenzione delle tendenze suicide dovrebbe svolgersi soprattutto a livello psicologico, ed anzi sarebbe utile rivedere le “Indicazioni Nazionali” non in senso non selettivo e compiutamente personalizzato ma, al contrario, dando una maggiore visibilità e determinatezza ai contenuti e alle abilità essenziali, che tutti gli allievi dovrebbero possedere.

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