Strategie per lo sviluppo/1. Dall’Europa all’Italia

Nel botta e risposta (ritardato) tra la Banca centrale europea e il Governo italiano, il tema dell’istruzione non è stato affatto ignorato. Ripercorriamo il contenuto delle missive per valutarne i possibili effetti.

Nella lettera che il 5 agosto l’allora presidente in carica della Bce Jean-Claude Trichet e il suo successore designato Mario Draghi avevano spedito al premier Silvio Berlusconi per chiedere più liberalizzazioni e flessibilità del lavoro e misure sulle pensioni, si affermava che le misure introdotte dall’Italia finalizzate a ottenere il pareggio di bilancio nel 2014 erano “passi importanti, ma non sufficienti” (di qui l’invito, poi accolto dall’Italia, ad anticipare l’operazione al 2013).

Seguivano alcune indicazioni in materia di liberalizzazione dei servizi, di contrattazione salariale collettiva privilegiando quella aziendale, e di maggiore flessibilità in materia di assunzione e licenziamento dei lavoratori in modo da “facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi”.

La ricetta della Bce era drastica soprattutto in materia di tagli della spesa pubblica, e non solo quella per le pensioni: “il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover e, se necessario, riducendo gli stipendi”. Misure (questa e le altre) da assumere “il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011”.

Il governo italiano veniva infine incoraggiato “a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica” e a rendere “sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione)”. E’ questo l’unico passaggio nel quale la lettera della Bce, peraltro assai sintetica, accenna all’istruzione. Per la cronaca va notato che nella versione italiana l’istruzione sta al terzo posto, nell’originale inglese al secondo (si parla di “health, education and judiciary systems”).