Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Stranieri, le strade dell’integrazione sono note e non necessitano di clamore mediatico

Da Fiorella Farinelli abbiamo ricevuto l’intervento che di seguito pubblichiamo, attraverso la nostra piattaforma Disqus, a commento dell’articolo Pd e Sel all’attacco della classe di soli stranieri a Bologna.

Invitiamo altri lettori interessati a intervenire sull’argomento, o a offrire nuovi spunti di dibattito, a scriverci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

I modelli di inserimento degli studenti “neoarrivati” con nessuna familiarità con la lingua italiana che si sono rivelati di maggiore efficacia sono diversi da quello che , secondo le ricostruzioni giornalistiche (se ho capito male, me ne scuso), sarebbe adottato dalla scuola Besta di Bologna.

Pur prevedendo anch’essi qualche articolazione di percorso (bisogna evitare che un tuffo senza alcun salvagente nell’attività ordinaria delle classi si traduca in un impatto troppo duro per i nuovi studenti : può piacere alla politica, ma la didattica é un’altra cosa..), non richiede affatto la costituzione di “classi-ponte”. Si tratta invece di far entrare da subito i ragazzini stranieri nella “loro” classe, e in tutte le discipline/attività il cui linguaggio prevalente non è (non dovrebbe essere) la lingua italiana: Che sono tante, e per un bel pacchetto di ore : matematica, educazione artistica, tecnologica, musicale, motoria, laboratori vari ( informatico, multimediale,scientifico, teatrale ecc. ) e – dove è utile, come nel caso di filippini, pakistani, cinesi ecc. – l’inglese; e contemporaneamente utilizzare il resto delle ore per corsi intensivi di italiano attraverso cui acquisire rapidamente quello che serve per poter partecipare utilmente agli altri insegnamenti.

Non si deve infatti rinunciare per nessuna ragione al più potente veicolo di apprendimento dell’italiano che consiste nello scambio/interazione con i coetanei italiani (in poche settimane tutti imparano una lingua basic, e i compagni italiani sono contenti di aiutarli); nè, tanto meno, insegnare agli stranieri e agli italiani che “dividersi é meglio”. Anche se fosse per poco tempo, potrebbe produrre guai (del resto, leggo di tempi anche lunghissimi come sei mesi: ma siamo impazziti?) che bisogna saper evitare.

Quello che mi sfugge però è perché, se risponde a verità che la scuola e l’UST hanno saputo dei nuovi arrivi già a luglio, non si siano messe in campo immediatamente attività di socializzazione e di formazione linguistica estive (almeno fine agosto- primi 15 gg di settembre) per accelerare l’apprendimento – e anche per dimostrare alle famiglie e ai ragazzini che siamo capaci di prenderci cura di loro. Si può fare se non ci si ritiene autosufficienti e se si sa chiedere l’aiuto delle scuole di italiano per stranieri del volontariato e del privato sociale, delle biblioteche comunali e di altre opportunità che in una città come Bologna di sicuro non mancano..

Il problema, insomma, non è e non deve essere “ideologico”. Vent’anni di esperienza ci dicono cosa bisogna saper fare, e come. E anche che cosa bisogna evitare come la peste, cioé il clamore mediatico, lo scontro politico, l’esibizione delle bandiere…

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