Storie di ordinaria follia scolastica…

Accade in una seconda classe di scuola secondaria di I grado in un centro di una piccola provincia del nord.

L’Ufficio scolastico provinciale nomina a settembre un docente di lettere su posto vacante (circa la metà delle 30 ore settimanali con i ragazzi a insegnare italiano, storia e geografia); dopo 10 giorni l’insegnante rinuncia; al suo posto viene chiamata una insegnante che dopo una settimana entra in maternità; la supplenza viene conferita ad un docente che dopo 12 giorni lascia la cattedra per una nomina nelle superiori; la stessa sorte – e siamo ormai a ottobre – tocca ad un’altra sua collega che resta meno di una settimana.

Viene finalmente nominato un giovane professore che si conquista la fiducia dei ragazzi e delle famiglie: severo quanto basta, competente e appassionato, entusiasma i ragazzi che riscoprono lo studio, accettano regole di comportamento e “cambiano pelle”. Finalmente il lieto fine?

Macché. Poco prima di Natale arriva la notizia che un altro supplente avente titolo, grazie alle graduatorie diventate nel frattempo definitive, verrà nominato al posto del bravo prof.

Proteste delle famiglie, lettere ai giornali, sospensione delle lezioni: tutto inutile. I diritti degli insegnanti (non quelli degli studenti) sono sacri e alla ripresa delle lezioni a gennaio sale in cattedra una nuova prof (che a sua volta aveva lasciato un’altra sede, dove un altro prof in questo gioco perverso del domino delle nomine era passato in altro posto).

I ragazzi si devono adattare alla nuova insegnante, non avendo altra alternativa.

Ma ai primi di febbraio l’insegnante entra in maternità…

Vergogna.