Gran fermento attorno ai piani di studio della scuola secondaria superiore. Come da non pochi previsto l’improvviso inserimento (per decreto) di un’ora aggiuntiva di geografia economica e generale nel biennio iniziale degli istituti tecnici e professionali ha aperto le porte ad altre richieste di modifica dei piani di studio ridimensionati dalla riforma Gelmini.
Il protocollo d’intesa per creare forme di collaborazione tra scuole e pinacoteche, sottoscritto oggi dai ministri Dario Franceschini e Stefania Giannini, è stato infatti accompagnato da una promessa: la reintroduzione, dove è stata tolta, e la valorizzazione, dove è stata ridotta, della storia dell’arte nelle scuole.
“Non si può non pensare – ha affermato il ministro dei Beni Culturali – di non far amare e studiare l’arte nelle scuole“. L’insegnamento della storia dell’arte “è un tratto genetico della nostra cultura ed è stato abbastanza trascurato ed è inaccettabile – ha aggiunto a sua volta il ministro dell’Istruzione – che sia stato messo tra le Cenerentole a rischio di taglio, che poi si è verificato“. Con il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, ha detto Giannini, “assumiamo un impegno formale per rafforzare la storia dell’arte”.
Plaude alla presa di posizione dei due ministri il senatore Andrea Marcucci (Pd), presidente della commissione Cultura a Palazzo Madama. “La storia dell’arte deve tornare nei programmi degli istituti tecnici e professionali”. La stessa richiesta è stata avanzata da altri esponenti politici (Petraglia di Sel) e da varie organizzazioni.
Ci sono poi le richieste di ripristino delle ore di laboratorio tagliate in particolare negli istituti professionale, ed altre ancora.
Sarebbe auspicabile che chi fa queste proposte, spesso motivate in modo convincente, dicesse anche in modo chiaro se intende anche tornare agli orari settimanali pesantissimi di un tempo. In tal caso non saremmo d’accordo: gli orari italiani, anche dopo i tagli della Gelmini, sono tra i più pesanti in Europa, e il semplice aumento del numero delle materie, non accompagnato da un ripensamento dell’impianto generale dei piani di studio, non farebbe che provocare ulteriore dispersione.
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