Storia contrattuale della carriera docente tra automatismi e meriti

Da diversi decenni nella scuola statale italiana la carriera degli insegnanti si muove tra gli automatismi di progressione secondo anzianità e avanzamento per riconoscimenti (per lo più annunciati) del merito professionale.

La carriera dei docenti, a differenza dei profili professionali di altri comparti, attualmente è chiusa in una unica progressione giuridica ed economica, come unica è la funzione.

Il ddl dell’on. Aprea vuole rompere questo limite prevedendo tipologie diverse di docenza e di carriera. In altro modo la manovra finanziaria del 2008 prevede di destinare il 30% delle risorse derivanti dai tagli di organico alla valorizzazione professionale.

Si vedrà cosa succederà dell’uno e dell’altro strumento, ma per il momento la progressione di carriera dei docenti resta ancorata soltanto agli automatismi per anzianità.

Per tanti anni la carriera dei docenti si è sviluppata secondo una progressione automatica per anzianità strutturata per classi, coefficienti, parametri (le varie denominazioni servivano a giustificare cambiamenti e aumenti) all’interno dei quali vi era anche una progressione per scatti biennali. Tutto legato all’anzianità, con la sola eccezione negli anni 60-70 e per il settore elementare di ulteriore progressione per merito distinto.

Nel primo contratto in regime privatistico (1994-1997) l’obiettivo è stato quello di cancellare l’anzianità o, comunque, di contenerla: cancellati gli scatti biennali, ridotto all’essenziale il peso dell’anzianità, è stata scelta la carriera per gradoni (posizioni stipendiali) prevedendo in prospettiva che lo sviluppo di carriera avrebbe ridotto o eliminato gli automatismi.

Sappiamo tutti come è andata a finire (concorsone, merito, valorizzazione professionale). Ed ora quella vituperata progressione automatica per anzianità resta per ora quasi l’unica ancora di salvezza per riconoscere il lavoro degli insegnanti.