Squinzi (Confindustria): questa scuola accelera le disuguaglianze

La scuola è l’ambito nella cui riforma i Governi che si sono succeduti si sono accaniti maggiormente”, facendola diventare una “cavia per il fare e disfare del legislatore”. In questo modo “Uno dei pilastri dello Stato sociale moderno, l’istruzione, nato per la perequazione delle opportunità” (…) “rischia di divenire – in parte lo è già – un acceleratore delle disuguaglianze”.

Così si è espresso Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, nell’intervento con il quale ha concluso il Convegno nazionale dei Cavalieri del Lavoro, organizzato lo scorso maggio a Venezia, presso la Fondazione Cini, dalla Federazione nazionale dei Cavalieri in collaborazione con l’Associazione Treellle, i cui Atti sono stati ora pubblicati delle due organizzazioni.

Scorrendo le otto comunicazioni – tre relazioni di base (Pietro Marzotto, Claude Thélot, Attilio Oliva) e cinque approfondimenti tematici (Marco Magnani, Carlo Callieri, Mario Sarcinelli, Giampaolo Galli e Gianfelice Rocca) – si ha la conferma che esiste una larga convergenza nella diagnosi dei mali di cui soffre la scuola italiana: modello gestionale rigido e burocratizzato (malgrado l’autonomia, “largamente irrealizzata”, dice Callieri), inadeguatezza dei meccanismi di formazione e reclutamento di docenti e dirigenti (Oliva e Sarcinelli), bassa mobilità sociale (Magnani), costi relativamente elevati a fronte di risultati modesti (Marzotto), influenza negativa della scarsa qualità del nostro sistema educativo sulla crescita economia del Paese (Galli), mancata valorizzazione dell’istruzione tecnico-professionale (Rocca).

Ha colpito una simulazione di fonte Osce, citata da Galli, secondo la quale l’Italia è tra i Paesi europei quello che guadagnerebbe di più, come incremento del PIL, se la qualità del suo sistema educativo fosse pari a quella della scuola finlandese: ben 17.500 miliardi di euro.

Dal convegno dei Cavalieri del Lavoro sono venute più analisi che proposte concrete, che forse saranno oggetto di nuove iniziative. Però, da parte di tutti, è stato posto l’accento sulla necessità di una forte discontinuità rispetto al passato/presente, che batta le molte resistenze (burocratiche, sindacal-corporative, ma anche culturali) che bloccano le necessarie innovazioni. Lo ha detto bene Claude Thélot, che tra una citazione di Napoleone e una di Seneca, ha invitato tutti, dal ministro agli insegnanti ai genitori, a “inventare e osare al servizio dell’educazione dei giovani”. Sarà ascoltato?