Sperimentazione del 2° ciclo/3. Verso il contenzioso istituzionale

Un processo così importante per il paese si sta consumando in una condizione di scontro che conduce alla estraneità del sistema delle autonomie locali, ma ciò che è ancora più grave delle istituzioni scolastiche. E’ stato sottovalutato che il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento richiede un enorme sforzo di riallocazione della distribuzione sul territorio dell’offerta formativa delle regioni, una attenta ricognizione dei percorsi formativi del previgente ordinamento, una interlocuzione costante delle regioni.
Nonostante gli impegni e gli orientamenti scaturiti negli incontri tecnico-politici dei mesi scorsi, il DM 31 gennaio 2006 è stato pubblicato sul sito del Miur senza informare preventivamente le Regioni.
Il mancato coinvolgimento alimenta i rischi di conflitto tra istituzioni della Repubblica. Questo avrebbe dovuto indurre il ministro a confermare quei pochi punti di accordo che una lunga e laboriosa dialettica tra Ministero e regioni aveva consentito di raggiungere.
Per chi invoca a giustificazione della decisione di avvio della “sperimentazione” gli orientamenti espressi nelle Commissioni parlamentari, appare opportuno sottolineare che l’autonomia del Parlamento si esprime anche evidenziando il rischio della violazione del principio di leale collaborazione e rimettendo a ciascuno la propria responsabilità e le proprie funzioni.
E ora? L’unica cosa certa che l’iniziativa produrrà è l’attivazione di un contenzioso giurisdizionale alla Corte Costituzionale e al Tar non solo da parte della maggioranza delle regioni ma, a quanto risulta, anche di qualche organizzazione sindacale.
Non è una bella prospettiva.