Smartphone in classe, sì o no? Intanto è allarme radiazioni

Nelle scorse settimane si è parlato molto dei vantaggi o dei danni collegati all’utilizzo degli smartphone in classe, ma lo si è fatto quasi sempre con riferimento alla dimensione didattica del problema. Pochi hanno affrontato la questione dei danni che l’utilizzo intensivo di questi device potrebbe arrecare alla salute degli utenti, e in particolare degli studenti, che ne sono tra i maggiori fruitori.

Lo fa Mattia Sisti in un articolo pubblicato su Business Insider Italia del 6 marzo scorso. Premesso che non ci sono ancora certezze scientifiche sugli effetti delle radiazioni emesse dagli smartphone si comincia intanto ad avere qualche informazione sulla consistenza di tali radiazioni, che è maggiore o minore a seconda del modello di telefono. Sisti riporta in proposito una classifica elaborata dal portale tedesco Statista, un importante aggregatore di statistiche, che quantifica e mette a confronto le radiazioni emesse dai modelli di smartphone più diffusi.

Dal raffronto risulta che “la stragrande maggioranza degli smartphone made in China come i modelli prodotti da Xiaomi, OnePlus e HTC, occupano i primi posti per intensità di radiazioni emesse. A circa metà si posizionano gli smartphone prodotti da compagnie americane, come Apple e Google”, mentre il più basso livello di radiazioni è quello dei telefoni prodotti dalle coreane Samsung e LG, insieme all’americana Motorola e alla cinese ZTE.

Se è vero che non ci sono (ancora) evidenze scientifiche, il California Department of Public Health ha tuttavia raccomandato moderazione nell’utilizzo dello smartphone in modo da ridurre potenziali rischi, che evidentemente non sono esclusi soprattutto nel lungo termine. Tra i consigli c’è quello di ridurre l’uso dello smartphone quando il segnale è scarso perché in tal caso le radiazioni aumentano di intensità.

L’Organizzazione mondiale della sanità (WHO), d’altra parte, già nel 2011 aveva inserito le radiazioni degli smartphone nell’elenco dei possibili fattori cancerogeni, raccomandando lo sviluppo delle ricerche dedicate a questo problema. Certezze non ce ne sono, ma non sarebbe sbagliato consigliare ai giovani prudenza.