Smartphone a scuola: per 3 studenti su 5 il divieto già esiste (ma pochi lo rispettano)

Il divieto annunciato in queste ultime settimane è arrivato: il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha messo nero su bianco la sua stretta sull’uso degli smartphone a scuola. Una circolare del Ministero dell’Istruzione e del Merito inviata lo scorso 20 dicembre alle scuole, infatti, ribadisce il divieto per alunni e docenti di utilizzare il cellulare durante le lezioni confermando l’impianto della norma di riferimento sul tema: la circolare e la successiva direttiva del 2007 dell’allora ministro dell’Istruzione Fioroni che, per prime, hanno affrontato l’argomento aprendo anche a sanzioni disciplinari. Il nuovo documento lascia ammette comunque l’uso dei dispositivi per “finalità didattiche, inclusive e formative”, ovviamente su richiesta dei docenti; ereditando, in questo caso, un pezzo del “Decalogo” emanato nel 2018 dall’ex ministra Fedeli.

In realtà, la circolare di Valditara non dice nulla di nuovo: già da tempo, tanti istituti si sono organizzati in autonomia per limitare la presenza ingombrante dei dispositivi elettronici in classe. Secondo un recente sondaggio di Skuola.net, condotto su un campione di 3.000 alunni delle scuole superiori, già oggi oltre 3 studenti su 5 devono fare i conti con regole interne legate all’utilizzo dello smartphone in ambiente scolastico: il 61% ha proprio dei divieti “scritti”. A questi si aggiunge un ulteriore 30% a cui, per il momento, sono stati dati soltanto dei “suggerimenti”; che presto potrebbero trasformarsi in indicazioni ufficiali. Ad oggi, dunque, appena 1 su 10 ha le mani libere; ma la cosa potrebbe appunto durare ancora poco.

Quello su cui potrà incidere parecchio la nuova circolare, riaccendendo i riflettori sull’argomento, è però l’effettivo rispetto dei divieti. Perché, a dispetto dell’ampia copertura della regolamentazione scolastica, i ragazzi sembrano far finta che il protocollo anti-smartphone introdotto dalla propria scuola quasi non esista. Laddove questo c’è, infatti, appena 1 alunno su 7 racconta che le regole sono effettivamente osservate; tutti gli altri fanno un po’ come gli pare. Figurarsi che succede laddove ci si limita al consiglio bonario.

A innescare il corto circuito, probabilmente, è la parte delle sanzioni previste per chi non rispetta le prescrizioni, onestamente poco incisive. In un terzo dei casi (34%) si deve subire giusto un rimprovero verbale, nulla di più. Per il 36% si può arrivare al massimo a una nota scritta o al coinvolgimento dei genitori. Solamente il 30% può incorrere in una punizione che, specie per un adolescente, può essere davvero pesante da digerire: il sequestro dello smartphone.

Ma il sondaggio ha voluto osservare anche qual è il perimetro che, attualmente, le scuole assegnano agli smartphone. Constatando che le richieste fatte agli studenti non sono poi così assurde. In 3 casi su 4, il cellulare viene comunque accettato in classe, a patto che resti in disparte: la metà degli intervistati (51%) lo può tranquillamente usare al di fuori delle lezioni (nel cambio d’ora, a ricreazione, nei momenti di pausa), a un altro 22% può persino capitare che gli venga richiesto di usarlo per scopi didattici. Solo il 15% lo deve tenere spento all’interno di scuola, per tutta la mattina. Ancora di meno (12%) lo deve consegnare all’ingresso al personale incaricato.

Il problema di un uso dello smartphone per finalità non didattiche, comunque esiste: sempre secondo i dati di Skuola.net, solo il 30% degli studenti intervistati dichiara che, nella propria classe, nessuno studente usa il telefonino per farsi i fatti propri durante le lezioni. Nel restante 70% dei casi il comportamento è perpetrato, con varie gradazioni, da alcuni se non dalla maggior parte di componenti del gruppo classe.

© RIPRODUZIONE RISERVATA