Sindrome da rottura tra i sindacati per il contratto?

Dopo la clamorosa rottura tra i sindacati per il contratto dei metalmeccanici (con forti tensioni nella categoria e contestazione al segretario della Cisl Pezzotta), quella sul referendum del 15 giugno sull’art. 18 e quella già annunciata sulle pensioni, si guarda con attenzione a quello che sta succedendo nella delegazione sindacale per il contratto del personale scolastico.
Segni di rottura tra i sindacati confederali della scuola non ce ne sono, per il momento, e le divergenze sono quelle di una naturale dialettica tra le parti.
Sul fronte negoziale il clima è sempre teso, a causa dell’intenzione governativa di intervenire sulle relazioni sindacali a livello di istituzione scolastica, con l’obiettivo di ridurre a poche materie e di scarsa rilevanza la contrattazione integrativa d’istituto e di rafforzare il ruolo e le competenze del dirigente scolastico.
Su questo punto il sindacato non intende trattare, anche se ha consapevolezza che difficilmente la categoria lo potrebbe seguire nella mobilitazione annunciata.
Peraltro, i 152 euro di aumento medio lordo mensile di cui si parla, pur essendo ancora lontani dalle retribuzioni europee, non sono da buttar via, visto che i ministeriali hanno chiuso con un incremento inferiore di un terzo di quello annunciato per gli insegnanti.
Di certo non ha contribuito a rasserenare il clima il fatto che i sindacati abbiano appreso solo dall’anticipazione di Tuttoscuola la presentazione del primo decreto attuativo della riforma. Il rinvio di approvazione del provvedimento potrebbe ora essere utilizzato per riparare lo “sgarbo” e concorrere a creare le condizioni per chiudere la trattativa. Allo stato delle cose è però improbabile che in settimana si possa chiudere.