Sindacati divisi/1. Cresce l’incertezza nella scuola

Roba della sinistra del ‘900“, ha detto Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, commentando lo sciopero promosso dalla Cgil lo scorso venerdì 13. “Siamo arrivati al paradosso di firmare un contratto senza avere la maggioranza dei lavoratori“, ha replicato altrettanto seccamente Guglielmo Epifani, leader della Cgil, dal palco romano di piazza San Giovanni, davanti a un numero di manifestanti controverso, come al solito (700.000 secondo gli organizzatori, 50.000 secondo la questura).

Era molto tempo che non si registrava un contrasto così duro tra i due più rappresentativi sindacati italiani: per trovare un precedente bisogna risalire al tempo del “Patto per l’Italia”, sottoscritto da Cisl e Uil nel luglio 2002, nelle fasi iniziali del precedente governo Berlusconi, ma non dalla Cgil, allora guidata da Sergio Cofferati.

La storia sembra ora ripetersi quasi negli stessi termini: la Cgil respinge (per motivi politici, dice in sostanza Bonanni) qualunque accordo con l’attuale governo, anche se rischia l’isolamento. Ma questa volta, almeno per quanto riguarda la scuola, il quadro è complicato dal fatto che i sindacati di categoria sono invece compatti nella opposizione ad alcune delle principali decisioni del governo: sui tagli, sul precariato, sul maestro unico. E sono stati compatti, compresi gli autonomi, nel grande sciopero del 31 ottobre 2008. Ma si sono divisi sul rinnovo del contratto biennale 2008-2009: Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno firmato, la Cgil no. E cresce l’incertezza tra i lavoratori della scuola.