Sindacati confederali: sarà un settembre nero

I sindacati confederali si preparano agli ormai prossimi “tavoli” di confronto con il ministro dell’istruzione  che occuperanno tutto il mese di settembre, ma lo fanno con uno spirito sempre più battagliero, e con accenti critici nei confronti del loro interlocutore che si avviano a superare in veemenza quelli riservati alla Moratti nei momenti di più aspra contesa.

Secondo Enrico Panini, segretario della Flc-Cgil e neosegretario confederale, “in quella che gli esperti chiamano la società della conoscenza l’Italia è l’unico Paese nel globo terracqueo che ha scelto di ridurre di 8 miliardi di euro la spesa per l’istruzione e che presenta come un esempio di leggiadra virtuosità una riduzione di 150.000 posti nella scuola in tre anni“.

Particolarmente duro l’attacco mosso al ministro dal segretario della CISL scuola Francesco Scrima, che ironicamente assegna all’allieva Gelmini Mariastella “prima un voto e poi un giudizio esplicativo: condotta 5, pedagogia 4″.  5 in condotta perché “è gravemente scorretto il comportamento di chi esordisce affermando la lodevole intenzione di evitare che la scuola sia sottoposta a continui stravolgimenti di scenario, e nel giro di poche settimane si smentisce platealmente, avviando uno scardinamento del sistema scolastico partendo proprio da quel segmento – la scuola primaria – al quale sono universalmente riconosciute efficacia e qualità“.

4 in pedagogia perché “l’allieva non solo evidenzia gravi lacune nel proprio bagaglio di conoscenze, ma dimostra anche notevole superficialità nella motivazione delle sue scelte, che appaiono frettolose, improvvisate e fortemente condizionate, se non addirittura imposte, da fattori di natura estranea all’ambito pedagogico“, con evidente riferimento alle pressioni dei ministri Tremonti e Bossi.

Di un “ossimoro” governativo parla il segretario della Uil Scuola, Massimo Di Menna, perché il governo da un lato proclama la centralità dell’istruzione,  annunciando di voler puntare su qualità e merito, e dall’altro riduce le risorse malgrado il nostro paese spenda per l’istruzione solo il 4,4% del Pil rispetto al 5,1% della media europea e il 7,4% della spesa pubblica rispetto al 9% della media Ocse.

Con queste premesse il mese di settembre rischia di essere un mese di scontri più che di incontri…