Severo giudizio di Bottani sul documento per le nuove Indicazioni

Il mondo della cultura e della scuola reagisce con giudizi di segno opposto, ma complessivamente contenuti, al documento di base per la definizione delle nuove Indicazioni nazionali, presentato a Roma il 3 aprile scorso.

Molti commentatori hanno rilevato l’intervento dell’ex ministro Luigi Berlinguer che ha strappato ripetuti applausi e consensi, mettendo quasi in ombra quello del ministro Fioroni che ha chiuso il seminario con un deciso impegno per coinvolgere la scuola nella fase di elaborazione dei nuovi piani di studio.

Fra i commentatori critici si distingue Norberto Bottani, figura europea di spicco, direttore dello SRED di Ginevra, del quale l’Associazione docenti italiani riporta un interessante stralcio (www.adiscuola.it):

Severo e “disincantato” il giudizio di Norberto Bottani: “Il testo ruota ossessivamente attorno all’idea di centralità della persona. Dissento da questa impostazione che, al di là di richiami filososfici, sottende finalità individualistiche e quindi egoistiche della scuola. Si risfodera un personalismo di cinquant’anni fa, di cui la scuola ne è purtroppo tuttora intrisa.”

Bottani aggiunge che, a suo parere, il documento è pervaso da un’aurea spiritualistica che prescinde da un’analisi rigorosa delle ragioni dell’odierna crisi profonda della scuola.

Non ci si pone il problema del perché oggi una percentuale inaccettabile di giovani a scuola non apprende e si annoia, dell’assenteismo, della violenza dentro e fuori la scuola.”

Sono parole, le sue, che non possono non fare riflettere, proprio nei giorni in cui drammi profondi di adolescenti mettono in dubbio il ruolo e la capacità della scuola.

Sono in atto cambiamenti epocali – aggiunge – crisi sociali, crisi di linguaggio, crisi di relazioni umane, una vera e propria metamorfosi culturale, contro cui la scuola può fare ben poco. Ma almeno ci si dovrebbe interrogare sulle priorità da affrontare, sugli strumenti e le modalità per dotare tutti di alcuni indispensabili apprendimenti. Non ci si può di certo rifugiare nel sapere imparare, sapere fare e saper essere. Si vagheggia infine di un nuovo umanesimo. È un’illusione.”