Sei idee per la scuola, ma sulla dispersione scolastica…

Pubblichiamo il lungo e articolato commento della lettrice Maria Teresa Sigari, sul nostro dossier “Sei idee per rilanciare la Scuola”, e in particolare sulle proposte intese a combattere il fenomeno della dispersione scolastica

Il dossier è a disposizione di ricercatori ed esperti, di rappresentanti della scuola (associazioni professionali, genitoriali e studentesche, operatori scolastici) e della società (imprenditori, amministratori locali, volontariato, dirigenti pubblici etc), con l’intento di offrire uno stimolo alla riflessione e con l’impegno a diffondere con i mezzi a nostra disposizione i contributi – anche quelli critici, purché propositivi – che la nostra iniziativa intende sollecitare.

Commenti e opinioni possono essere indirizzati a redazione@tuttoscuola.com.

Continueremo a darne conto, alimentando il dibattito, sul portale tuttoscuola.com, sulla newsletter settimanale TuttoscuolaFOCUS e sul mensile Tuttoscuola. Inviate una mail di richiesta del dossier (gratuito) indicando recapiti e professione a tuttoscuola@tuttoscuola.com .

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Riflessioni sul Dossier di Tuttoscuola

Gli argomenti presentati da “Tuttoscuola” nel Dossier centrano nel merito alcune spinose questioni del nostro sistema d’istruzione e formazione che diventano spunti interessanti di discussione.

In merito alla dispersione scolastica vorrei fare qualche precisazione sulla proposta di ridurre le bocciature attraverso piani di studio più flessibili e personalizzati  e corsi di recupero, perché mi sembra che la soluzione sia un po’ riduttiva laddove, invece, occorre investire di più proprio perché risolvendo questo problema si va ad incidere anche sugli altri.

  • I piani di studio devono essere intesi come lo strumento con cui la scuola assolve alla sua funzione primaria, quella di formare la persona mettendola in grado di pensare e agire autonomamente.  Il ruolo fondamentale nell’architettura del piano lo svolge la didattica, quindi è fondamentale progettare piani di studio flessibili che prevedano percorsi didattici individualizzati e personalizzati nel rispetto dello stile cognitivo di ciascun alunno e per la promozione del successo scolastico di tutti gli alunni (legge 53/2003, Decreto Legislativo 59/2004, DPR n. 257 8 marzo 1999). E questo si collega alla necessità di una formazione continua degli insegnanti.

  • Organizzare corsi di recupero da metà giugno a fine luglio per gli alunni che hanno il giudizio sospeso, non serve a nulla perché:

    • spesso le scuole non sono in grado di organizzare corsi di recupero per tutte le discipline
    • spesso le ore previste per i corsi sono in numero irrisorio rispetto alle necessità
    • spesso, molto spesso, gli alunni non frequentano i corsi
    • spesso, anzi sempre, durante i corsi gli argomenti vengono riproposti con lo stesso metodo usato durante l’anno scolastico.

Perché un corso di recupero sia efficace, è necessario trattare gli stessi argomenti con modalità didattiche diverse, con strumenti e strategie didattiche diverse da quelle usate quotidianamente, come:

  • usare un approccio laboratoriale per realizzare il saper fare
  • utilizzare una pluralità di linguaggi
  • utilizzare il brainstorming per far leva sulla rievocazione libera
  • promuovere la conoscenza del funzionamento del proprio processo cognitivo
  • sviluppare la capacità di transfer
  • sviluppare processi di autovalutazione e autocontrollo
  • ……..

Insomma, perché non aiutare i ragazzi in difficoltà durante tutto il percorso didattico apprezzandoli per quello che sono realmente e aiutandoli a raggiungere i migliori risultati, diversificando gli interventi didattici per consentire a ciascuno di raggiungere, in modo consapevole, gli obiettivi fissati secondo il proprio modo di apprendere, secondo le proprie abilità e i propri stili di pensiero.

Forse le bocciature si ridurrebbero e le risorse strumentali e professionali potrebbero essere utilizzate per orientare, per approfondire …

  • Rispetto a “criteri di valutazione che tengano conto dei passi avanti rispetto alla situazione familiare e sociale di provenienza”, non sono assolutamente d’accordo, perché la valutazione è una raccolta di dati fatta attraverso la misurazione delle molteplici variabili coinvolte nel processo formativo e, poiché non è possibile misurarle tutte o misurarle sempre, valutare significa decidere quali variabili cognitive, affettive, motivazionali sono da misurare e quali strumenti utilizzare per la registrazione dei dati. Non è possibile perciò, prestare attenzione alle prestazioni degli alunni per determinare il loro successo o insuccesso tenendo conto solo “dei passi avanti rispetto alla situazione familiare e sociale di provenienza”, è necessario rendere la valutazione uno strumento utile ad accertare non solo la conoscenza, ma anche le strutture concettuali di cui gli alunni sono in possesso o no, per accertare che si sia o meno verificato un apprendimento significativo e permanente.

  • Un’altra proposta fatta Tuttoscuola su cui sono doverose alcune precisazioni, è quella di usare incentivi e disincentivi come strumento per contrastare la dispersione scolastica. Infatti, usare degli incentivi significa utilizzare una motivazione estrinseca che seppur molto utile e molto utilizzata, crea dipendenza e alla fine viene a mancare del tutto la motivazione. E’ del tutto superfluo sottolineare che senza motivazione l’abbandono scolastico appare come l’alternativa al disagio o alla situazione di difficoltà vissuta dall’alunno. E’ necessario, quindi, che l’insegnante cerchi di creare una motivazione intrinseca che nasca all’interno del ragazzo e non derivi da una gratificazione esterna. Il sistema migliore per creare motivazione intrinseca è sicuramente quello di portare l’alunno alla formazione di abitudini, che sono comportamenti spontanei che non devono essere stimolati per verificarsi, attraverso la ripetizione. Quando il comportamento diventa un’abitudine, ad esempio a raccogliere i dati con precisione, si innesca un meccanismo di ripetizione di tale comportamento che crea una motivazione intrinseca. Per combattere, dunque, la dispersione scolastica è necessaria una formazione continua degli insegnanti che renda efficace la loro azione educativa e che consenta loro di rispondere ad una varietà di sfide. In questo modo, sarà possibile razionalizzare la spesa ed evitare anche inutili sprechi.

Prof.ssa Maria Teresa Sigari, Docente e Formatrice Feuerstein

Roma 25 settembre 2013