Secondo ciclo/3. Parte un nuovo conto alla rovescia

Il ministro Moratti con le predette modifiche al testo del decreto ha rotto un precario equilibrio collaborativo che aveva consentito di non inasprire il conflitto istituzionale con le Regioni. A questo punto è prevedibile che esse non mancheranno nelle sedi competenti di accusare il Governo di scarsa sensibilità istituzionale.
Al di là della dialettica politica, è di tutta evidenza la sproporzione tra la complessità della materia da affrontare – che richiede anche la condivisione e la partecipazione del sistema delle autonomie locali – e i tempi stabiliti (31 dicembre 2005) per la programmazione territoriale dell’offerta formativa di distribuzione dei percorsi liceali e di istruzione e formazione professionale.
Il differimento del termine di avvio del processo attuativo della riforma all’anno scolastico e formativo 2007/2008 e la richiesta di soprassedere ad ogni ipotesi di sperimentazione ordinamentale sarebbero serviti per avviare iniziative di approfondimento congiunto tra MIUR e Regioni per definire un sistema educativo davvero unitario e di pari dignità culturale ancorché internamente articolato in un percorso dei licei e in un percorso di istruzione e formazione professionale. Il massimo possibile chiarimento sulle questioni indicate nel primo comma dell’art 27, che non può essere realizzato in poco più di un mese, è la condizione per realizzare la riallocazione della distribuzione sul territorio dell’offerta formativa di competenza delle Regioni.
Il punto e a capo del ministro dell’istruzione rischia di rivelarsi un’occasione perduta e di concorrere a rafforzare la posizione di chi chiede l’abrogazione della riforma come primo atto del nuovo governo nel caso di cambio di maggioranza.