Secondo ciclo/3. Meno licei, più formazione tecnico-professionale

A noi sembra che questa impostazione, volta a “salvare” il maggior numero possibile di “istituti” anche a costo di snaturarne l’identità, finisca per non risolvere i problemi e per scontentare tutti. Meglio sarebbe cercare una soluzione che rispetti la storia e la vocazione dei due sottosistemi, e ne valorizzi le migliori caratteristiche.
E se il problema è quello istituzionale-costituzionale delle Regioni, perché non cercare un accordo quadro con esse, un accordo strategico di medio-lungo termine (10-15 anni) per cogestire lo sviluppo dell’intero secondo ciclo, prevedendo per esempio che le scuole possano attivare tutti i percorsi, liceali e professionali, costruendo piani di studio (Indicazioni nazionali) rispettosi delle rispettive fisionomie?
Certo, in tale prospettiva sarebbe necessario, in primo luogo, ridurre drasticamente gli indirizzi dei licei tecnologico, economico e artistico, e contestualmente affiancare ai percorsi quinquennali di questi licei i corrispondenti percorsi quadriennali a vocazione tecnico-professionale, profilando anche la struttura del quinto anno per chi vorrà sostenere l’esame di Stato.
La seconda condizione di fattibilità di un’ipotesi di questo genere è la determinazione contestuale, almeno per il biennio iniziale dei due sottosistemi, di un nucleo equivalente di conoscenze e abilità.
La terza condizione di fattibilità è la conservazione di un sistema unitario di classi di concorso e la fissazione per via contrattuale di regole nazionali per la mobilità del personale tra i due sottosistemi.