Secondo ciclo/3. Il peccato originale

Il messaggio che traspare dal parere del Cnpi sembra declinato non sul valore costituzionale dell’integrazione e cooperazione tra istituzioni del paese al servizio delle esigenze formative dei giovani e della società, ma sul convincimento dell’esistenza di una formazione statale separata da (e superiore a) quella regionale. Il parere, non tenendo conto (se non per alcuni aspetti) della responsabilità legislativa delle Regioni in tema di gestione e organizzazione unitaria dell’offerta formativa territoriale, concorre a rafforzare il messaggio di una gerarchizzazione dell’offerta formativa con i licei “piglia tutto” da una parte e con i percorsi brevi e residuali d’istruzione e formazione professionali dall’altra parte.
Alla base del ragionamento sembra esserci la visione di un futuro, possibile sistema educativo separato in due parti – una statale (percorsi liceali) ed una regionale (percorsi d’istruzione e formazione professionale). Ma questo scenario è in contrasto con la riforma del titolo V e con la legge di riforma n. 53/2003 che delineano un sistema educativo unitario, internamente articolato in un sottosistema dei percorsi liceali e in un sottosistema dei percorsi dell’istruzione e formazione professionale.
L’unitarietà del sistema può essere garantita solo se verrà prioritariamente realizzato il passaggio delle competenze in materia d’istruzione e formazione dallo stato alle regioni. In mancanza appare come un grido nel deserto l’ingiunzione alle regioni di assicurare “l’adozione delle misure che consentano l’avvio contemporaneo dei percorsi del sistema educativo di istruzione e formazione, per la contestuale pluralità delle scelte da parte degli studenti”.
Questa esigenza trova conferma nella posizione che sembra delinearsi tra gli assessori regionali all’istruzione ed alla formazione professionale che riuniti a Roma il 30 giugno scorso, sotto la presidenza dell’assessore del Lazio Silvia Costa hanno sottolineato la necessità di una riapertura del dialogo con il ministro, che incontreranno giovedì 7 luglio, per verificare la disponibilità del governo a rivisitare lo schema di decreto proposto, gravemente lesivo secondo loro delle prerogative costituzionali delle regioni, che rivendicano la potestà di esercitare le competenze organizzative dell’intero sistema educativo.