Secondo ciclo/2. Dibattito sia, ma non "pro forma"

Il ministro Moratti ha promesso per gennaio un ampio dibattito sul decreto relativo al secondo ciclo e sulle Indicazioni nazionali dei Licei. Finora indiscrezioni giornalistiche verosimilmente “imbeccate” danno la sensazione di voler precostituire giudizi di consenso sulle ipotesi ministeriali. Non sfugge che un confronto di posizioni è possibile solo se non si pretende di “socializzare” soltanto un testo elaborato non si sa ancora da chi (dai dirigenti ministeriali e dagli ispettori o dalla commissione a suo tempo nominata dal Ministro e di cui peraltro non si conosce la composizione?).
Il dibattito implica, infatti, anche la possibilità di correggere le proposte messe in campo. La moltiplicazione degli indirizzi dei licei, ad esempio, se confermata, avrebbe come immediata conseguenza la riduzione dell’istruzione e formazione professionale ad un canale residuale e di minor dignità. Il nostro Paese, dando alle famiglie il messaggio che solo l’istruzione liceale è di serie A, si priverebbe della possibilità di allestire un forte sistema dell’istruzione e formazione professionale di cui invece ha urgente bisogno. Un dato per tutti: in Italia vengono depositati 700 brevetti l’anno contro gli oltre 100.000 degli Usa. Si può immaginare di far ripartire un circuito virtuoso tra ricerca, formazione, imprese e territorio senza costituire un sistema dell’istruzione e formazione professionale iniziale su cui poi possano innestarsi le iniziative ancora più urgenti dell’istruzione e formazione professionale continua?